KIEV - L’Ucraina si risveglia sotto il fuoco di un “attacco massiccio” proprio all’inizio delle festività natalizie. Mentre i cieli si illuminano per le esplosioni di oltre 650 droni e decine di missili, la diplomazia registra segnali contrastanti: un cauto ottimismo da parte di Kiev e una fredda prudenza da parte di Mosca.
Al termine dei negoziati a Miami con la delegazione Usa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sembra essere - forse per la prima volta - ottimista sul destino della guerra che da tre anni il suo Paese sta combattendo contro la Russia di Vladimir Putin. “Siamo molto vicini a un risultato concreto”, ha affermato.
Con il ritorno del suo team negoziale dagli Stati Uniti, e in attesa dei dettagli su quanto accaduto a Miami, il leader di Kiev parla di un piano che prevede 20 punti: “Non tutto è perfetto - ammette -, ma il piano è pronto. Ci sono garanzie di sicurezza tra noi, gli europei e gli Stati Uniti. Un documento quadro”.
Il presidente ucraino ha poi menzionato un “accordo bilaterale con Washington”. Le misure, spiega, “devono essere esaminate dal Congresso degli Stati Uniti, con alcuni dettagli e allegati che rimangono riservati” ma ad oggi, ha spiegato, “tutto sembra abbastanza solido e dignitoso. Per ora, tuttavia, si tratta di bozze di lavoro preparate dai nostri militari. È importante sottolineare che sono state elaborate da noi e dagli Stati Uniti d’America. Ciò indica che siamo molto vicini a un risultato concreto”.
Zelensky ha spiegato che oltre ai trattati di pace, si sta già scrivendo il “libretto delle istruzioni” per far ripartire il Paese. Un documento che definirebbe le strategie economiche e, in pratica, includerebbe un progetto per la ricostruzione delle città e delle industrie distrutte.
Il presidente ucraino ha ammesso che il negoziato è difficile: Kiev ha dei punti su cui non cederà mai, allo stesso modo, ci sono richieste ucraine che Mosca rifiuta categoricamente. In questo momento gli Stati Uniti fanno da “ponte”: parlano con i russi e poi riportano agli ucraini i risultati dei colloqui per vedere se si può trovare un compromesso.
Inoltre, Zelensky ha annunciato che “stiamo lavorando a un solido contratto con gli Usa per l’acquisto di decine, diverse decine, di sistemi Patriot, che saranno forniti attraverso vari programmi” e “tutto questo lavoro è in corso e sono fiducioso che i risultati arriveranno”.
Questa è la parte più concreta: Zelensky annuncia che non si sta parlando solo di fogli di carta, ma di armi pesanti. Sta chiudendo un accordo enorme con gli Usa per comprare decine di sistemi Patriot (i più avanzati per abbattere missili e aerei).
Da Miami intanto sta tornando anche l’inviato del Cremlino Kirill Dmitriev, pronto a riferire al leader russo Vladimir Putin sui colloqui in Usa. Nelle scorse ore Dmitriev aveva pubblicato su X un post in cui scriveva “Grazie, Miami. La prossima volta: Mosca”, lasciando intendere possa tenersi nella capitale russa un futuro nuovo incontro tra delegazioni di Russia e Stati Uniti. Nel post, che segue i colloqui degli ultimi giorni, anche una foto di Dmitriev che indossa una t-shirt con la scritta “Prossima volta a Mosca” e la firma di Putin.
La Russia intanto parla tuttavia di “lenti progressi” nei negoziati con gli Stati Uniti per un piano di pace, secondo quanto riferito dal viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov, che ha denunciato però i “dannosi ed estremamente nefasti tentativi di un gruppo di Paesi influenti che cercano di rovinare questo sforzo e di far deragliare il processo diplomatico”.
Il viceministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, ha confermato che i contatti operativi continuano ma che “le questioni chiave restano irrisolte”. Ryabkov ha denunciato i tentativi di alcuni Paesi influenti di “far deragliare il processo diplomatico” e ha fissato un orizzonte temporale ampio: il prossimo round negoziale serio potrebbe slittare all’inizio della primavera.
Il viceministro ha aggiunto che Mosca è pronta a firmare un impegno legale a non attaccare l’Unione Europea e la Nato. Questa disponibilità arriva dopo la proposta di Zelensky: Kiev rinuncerebbe all’ingresso nella Nato in cambio di garanzie di sicurezza “simil Articolo 5” (difesa reciproca). In tal senso, gli Stati Uniti hanno già confermato di essere pronti a offrire all’Ucraina tutele paragonabili a quelle dell’Alleanza Atlantica.