Ultima occasione questa sera per immergersi nell’atmosfera unica del presepe vivente ricostruito nel cortile della scuola elementare di St Peter a Epping. Dopo settimane di duro lavoro di una squadra di volontari, si è materializzato un intero villaggio di duemila anni fa. Non manca nulla: i laboratori del vasaio, del fabbro e del falegname (con pialle e seghe d’epoca), dei tessitori con alcuni telai funzionanti; degli intrecciatori di vimini; le botteghe del fornaio; le bancarelle del mercato con frutta e stoffe. Ci sono anche la macina di un mulino per l’olio e un angolo dove alcuni bambini pigiano l’uva per fare il vino. Dagli spazi “popolani” si passa agli sfarzi del palazzo di Erode con la scenografia realizzata appositamente da un pittore napoletano, Giuseppe Guglielmi. La presenza degli antichi romani non passa inosservata: 12 bighe con cavalli, una rifornita armeria e una piccola area dove si possono testare delle catapulte in miniatura. 
Già tantissime persone hanno passeggiato tra le botteghe di Betlemme nel corso delle serate di sabato e domenica e hanno avuto modo di scorgere, accanto alla Sacra famiglia, anche i tre magi, abbigliati elegantemente e accompagnati dai cammelli. A indossare ormai da molti anni i panni dei personaggi sono tre volontari di origine italiana, tra gli artefici anche degli ambienti ricostruiti con pazienza e a regola d’arte. Li abbiamo incontrati mentre stavano dando gli ultimi tocchi al presepe la settimana scorsa, incuranti del sole e delle alte temperature. 
Nicola Vetere e i fratelli Elio e Giuseppe Pilone hanno conosciuto Virgilio Marcianò, ideatore della manifestazione, attraverso il teatro, avendo recitato per anni in commedie e rappresentazioni amatoriali. I tre “moschettieri”, come li ha ribattezzati scherzosamente Marcianò, collaborano alla realizzazione della rievocazione da quarant’anni e, ci spiegano, è tutta “questione di passione”.  
“Lo spiazzo della scuola - ci racconta Elio, quasi 87 anni portati benissimo - in poche settimane grazie alla nostra squadra diventa una cittadella. Ci vogliono tanto lavoro, passione e coraggio. Non si fa per soldi ma perché ci sentiamo di farlo. Anno dopo anno si migliora. Non è facile, non c’è il disegno di un architetto, si produce a mente”. Grazie all’affiatamento e all’amicizia che li lega, non hanno nemmeno più bisogno di tante parole: ognuno sa cosa c’è da fare e come farlo.
L’obiettivo, confermano tutti e tre i volontari, è quello di stupire i visitatori, far conoscere loro la storia del Natale e offrire un assaggio di gesti quotidiani ormai persi nelle pieghe del tempo. Nel fare questo, sottolinea Giuseppe, di qualche anno più giovane del fratello, c’è ovviamente un’attenzione particolare alla sicurezza per far sì che la manifestazione si svolga senza intoppi. 
Originari di un piccolo paesino in provincia di Isernia, i fratelli Pilone sono emigrati prima in Argentina e poi in Australia. Piastrellisti di professione e attori per diletto, vestono i panni dei Re magi da tempo ed essere parte dell’evento ha un significato particolare. “Queste cose si fanno anche per i figli e i nipoti”, ha detto Elio. “Un conto è raccontare, un altro far vedere dal vivo gli attrezzi vecchi originali, come si fa il pane nel forno (finto), il mulino che gira azionato dall’acqua. Così si impara”.
Nicola, nato ad Acquaro Limpidi 78 anni fa e che in Australia si è reinventato con diverse professioni, aggiunge: “[Il presepe] ravviva i nostri ricordi. Non lo facciamo solo per noi, ma per la gente che viene qui e si sorprende a vedere questo spettacolo”.
Giuseppe ci tiene a sottolineare che quest’evento non è solo per la comunità italiana ma è aperto a qualsiasi etnia e religione, senza esclusioni. E anche se stasera calerà “il sipario” sull’edizione 2019 della Walk Through Bethlehem, il lavoro degli infaticabili volontari è tutt’altro che concluso: ci vorranno diverse settimane per smontare il villaggio e riporre in magazzino tutto il materiale di scena. Ma Virgilio, Nicola, Giuseppe ed Elio lo faranno con la soddisfazione di aver donato un’esperienza unica a migliaia di persone. 
SARA BAVATO