EL PALOMAR (BUENOS AIRES) – Trecentoventi persone sedute a tavola, ma con l’atmosfera di una domenica in famiglia. E questo in effetti è stato lo spirito del pranzo di domenica 25 giugno all’Associación Cassano Irpino Buenos Aires di El Palomar.
Siamo nella zona Ovest dell’area metropolitana di Buenos Aires, il cosiddetto conurbano.
Le ragioni per festeggiare erano due.
Da una parte, la Festa della Repubblica del 2 giugno, sebbene con qualche settimana di ritardo, per non accavallarsi con le celebrazioni ufficiali dei consolati e poter quindi avere ospiti l’agente consolare di Morón Giulio Barbato e l'intendente Lucas Ghi.
Dall’altra, l’inaugurazione di una parete in pietra a vista, nel giardino dell’associazione, copia fedele di un tratto delle mura storiche di Cassano Irpino (Avellino), con il sindaco Salvatore Vecchia, eletto con una lista civica, volato apposta dall’Italia per essere presente all’evento.
“Abbiamo voluto chiamare questo muro ‘Via Cassano Irpino’, non è bellissimo?” chiede Luciano De Blasio, vicepresidente dell’associazione. Ma è una domanda retorica: non ha dubbi in proposito.
Il direttivo, con l'appoggio dei soci più attivi e impegnati, ha lavorato per giorni per preparare un pranzo per oltre 300 persone, con un menù italiano al 100 per cento: antipasto con salumi e formaggi, prosciutto crudo compreso; la maccaronara (a dispetto del nome, una pasta lunga a sezione quadrangolare, lavorata esclusivamente a mano con un impasto all'uovo), condita con soffritto irpino (a base di maiale e pomodoro); pollo al forno e, per il finale, cannoli alla crema pasticcera, impastati, fritti e farciti a uno a uno.
Tra portate, musica e balli, è stata scoperta una targa che ricorderà negli anni futuri la visita del sindaco Vecchia, la terza in 14 anni, ossia tre mandati ininterrotti.
“Ogni volta che torno – commenta – mi rendo conto del fatto che qui si trova il ‘vero’ Cassano Irpino, custodito nel cuore della provincia di Buenos Aires, grazie ai paesani che si sono assunti il compito di tramandare le nostre tradizioni. Il dialetto è incontaminato e le ricette sono quelle antiche delle famiglie”. Portate nel cuore dai migranti, insieme con i ricordi, durante la traversata.
L’associazione rappresenta in effetti una delle comunità più numerose del conurbano (il 90 per cento degli immigrati cassanesi è concentrata nella zona di El Palomar, per un totale di circa 300 famiglie), soprattutto in proporzione alle dimensioni di Cassano Irpino: un comune di circa 1000 abitanti che ha conosciuto per anni l’esodo tipico delle comunità montane, soprattutto dopo il terremoto dell’Irpinia del 1990. “E che oggi, lentamente, sto tornando a ripopolarsi” spiega il sindaco.
L’Asociación Cassano Irpino è nata ufficialmente nel 1995, dopo aver comprato il terreno della sede con riffe, collette e donazioni, ma già negli anni ’50 i paesani avevano fatto arrivare dall’Italia la statua del santo patrono, San Bartolomeo Apostolo, da portare nelle processioni.
Giovanni Vecchia, presidente dell’associazione (ma senza vincoli di parentela con il sindaco), è arrivano dal paese in Argentina quando aveva 5 anni.
Ricorda ancora i vicoli del centro storico, quando giocava con i compagni o si aggirava di notte, malgrado la paura dei fantasmi di cui parlava una certa leggenda popolare. E ricorda la traversata, da Napoli, durata 24 giorni. Ha ancora negli occhi il porto, la notte, le luci che si allontanano, la sirena della nave.
“Piangevo, perché non avevo potuto portare con me una macchinina a pedali fatta con un asse di legno e cuscinetti a sfera – mormora –. Io, che al massimo ero stato ad Avellino per una visita medica con mia madre, non potevo credere, arrivato a Buenos Aires, che potesse esistere una città così grande. Qui in Argentina abbiamo potuto prosperare, anche se non ci è stato regalato nulla”.
Osserva con orgoglio la moglie (“nipote di piemontesi che ha dovuto imparare in fretta il nostro dialetto”) e uno dei quattro figli, Amado, intenti a cucinare. “I miei figli sono tutti impegnati nell’associazione e ho trasmesso a loro e ai miei nipoti la cittadinanza – afferma –. Per me è stato un onore. E quando, nel 2018, sono tornato a Cassano con tutta la famiglia, ho vissuto un’emozione enorme. Ricordavo ogni strada, ogni porta, ogni pietra”.
Anche la famiglia De Blasio ha fatto la storia dell’associazione. Il padre del vicepresidente Luciano è stato uno dei fondatori, con la tessera numero 3. Mentre la sorella Adelina per molti anni ha diretto i corsi di italiano, che riprenderanno ad agosto con una nuova professoressa, per fornire gli strumenti di base per autogestirsi in un viaggio in Italia.
“Ma offriamo anche corsi di yoga e attività conviviali, il martedì per le signore, il giovedì gli uomini, inoltre affittiamo la sala per eventi” spiega Luciano De Blasio.
“Da figlio di immigrati in Argentina poi rientrati in Italia – sottolinea l’agente consolare Giulio Barbato – so bene che riunirsi è un modo per sentirsi meno soli affrontando l’ignoto. La Festa della Repubblica, per un’associazione della comunità italiana, è anche una festa dell’unità e del senso di appartenenza”. A Cassano, all’Italia, all’Argentina. Senza bisogno di scegliere, senza nessuna contraddizione.