Lo spirito e la determinazione non mancano, così come non sembra mancare la convinzione di voler raggiungere un obiettivo: cambiare il Paese, e cambiarlo “per il meglio”. Il primo anno alla guida del governo australiano è stato per Anthony Albanese un anno di conferme, agli occhi di colleghi ed elettori dubbiosi e anche dei detrattori più critici.

Australia da cambiare, un obiettivo non semplice che richiede da un lato una visione del futuro e dall’altro, però, anche un solido pragmatismo rispetto alle sfide del presente. E di sfide, in questi primi dodici mesi, il primo governo laburista dopo quasi dieci anni di Coalizione al potere, ne ha avute non poche, fra tutte, la situazione economica del Paese e le crisi a livello internazionale.

Pur nella casualità di una agenda fitta di impegni, non può tuttavia non essere evidenziato come l’anniversario della vittoria delle elezioni Albanese l’abbia trascorso partecipando a un vertice internazionale, il G7 di Hiroshima. 

Dal punto di vista della politica estera, l’intento di Albanese e del governo laburista, è stato, d’altronde, sin da subito molto chiaro, riconsolidare la posizione dell’Australia nel complesso scacchiere delle relazioni internazionali e recuperare posizione dopo i difficili anni di gestione Morrison. Il giorno dopo aver prestato giuramento, l’anno scorso, il primo ministro era infatti volato in Giappone per l’incontro del Quad, a testimonianza di quanto concreto fosse l’intento di rivendicare un ruolo di primo piano nell’ambito del delicato equilibrio della regione Indo-Pacifico.

Da quel momento molte miglia sono state percorse, toccando praticamente quasi ogni continente, con un viaggio in Cina che dovrebbe avvenire entro la fine di quest’anno.

Dentro i confini nazionali, in parallelo con le incombenze di politica estera, i laburisti tornati al potere dopo quasi dieci anni intendono lasciare il segno, pur nella consapevolezza di un percorso a ostacoli, con un primo anno alle spalle tutto sommato positivo, ma con altri due anni destinati a essere, con molta probabilità, ancora più sfidanti, soprattutto in vista di una ambita, e forse possibile, rielezione.

Certo è che, proprio nella direzione di un secondo mandato, consolidando sempre più la propria agenda, i laburisti proveranno a creare ancora maggiore distanza con l’opposizione che, a sua volta, si trova in una condizione non facile, con un partito liberale in calo su ogni fronte, con una debole offerta sia in termini politici sia di risorse umane in prima linea.

Passaggi decisivi, comunque, Albanese deve affrontarli giorno dopo giorno, con l’appuntamento ‘epocale’ del referendum per la Voce e la gestione di una situazione economica ancora molto critica in tutto il Paese. La recessione globale è infatti ancora uno spettro ben presente, e la potenziale ricaduta sull’Australia non sarebbe certamente positiva.

C’è da rimboccarsi le maniche, e Albanese e la sua squadra sanno che devono farlo se vogliono davvero cambiare il Paese e traghettarlo fuori da questo periodo di pericolosa incertezza. Il cammino verso la conquista di un secondo mandato, con elezioni invero ancora molto distanti, non è certamente dei più semplici.