ROMA - Si chiude un anno complesso e carico di tensioni, segnato da eventi drammatici e da scelte politiche che incidono profondamente sul rapporto tra l’Italia e le sue comunità all’estero.
È questa la lettura del senatore del Partito democratico eletto nella ripartizione Estero AAOA, Francesco Giacobbe che, ai microfoni di Rete Italia, ha tracciato una riflessione a tutto campo su questo 2025 che sta per concludersi.
Pochi giorni fa il terribile attentato terroristico di Bondi Beach, a Sydney, un attacco che ha colpito famiglie inermi e che, pur rivolto alla comunità ebraica, ha ferito l’intera Australia. Il senatore Giacobbe ha sottolineato come la risposta più forte sia arrivata dall’unità della società australiana, capace di reagire senza cedere all’odio. Emblematico, in questo senso, il gesto di coraggio di un immigrato siriano di fede musulmana che ha contribuito a fermare uno degli attentatori. “È la dimostrazione – ha osservato il senatore del Pd – che il modello di inclusione australiano funziona, pur con la necessità di rafforzare i sistemi di prevenzione e controllo”.
Ma il 2025, per il senatore, è soprattutto “l’anno delle grandi contraddizioni” sul fronte della politica italiana verso gli italiani all’estero. Da un lato, il governo Meloni ha introdotto norme che limitano lo ius sanguinis, riducendo la trasmissione della cittadinanza alle nuove generazioni e mettendo in discussione diritti considerati acquisiti. Dall’altro, sono arrivati segnali parziali di apertura, come alcune possibili agevolazioni fiscali sull’IMU o la discussa possibilità di accesso al Servizio sanitario nazionale previo pagamento.
Sul tema della cittadinanza, Giacobbe rivendica alcune battaglie portate a casa: la riapertura dei termini per la riacquisizione per chi l’aveva persa prima del 1992 e la tutela dei minorenni nati prima dell’entrata in vigore della nuova legge, seppur con limiti stringenti. Resta però aperta la partita decisiva davanti alla Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità di una normativa che, secondo il senatore, discrimina cittadini italiani in base al luogo di residenza. E, sul terreno della politica interna, Giacobbe non nasconde un giudizio critico sull’azione del governo Meloni, segnata – a suo avviso – da contraddizioni profonde e da una gestione faticosa delle principali leve economiche e istituzionali: “Le condizioni di vita, il potere di acquisto delle famiglie italiane, siamo ritornati al punto di partenza, anzi, forse stiamo peggio di dove eravamo prima. Le pensioni sono peggiorate, il costo della vita peggiora, aumenta sempre di più, le tasse aumentano sempre di più, ma poi quella che manca è una visione di un sistema produttivo che possa effettivamente cambiare l’economia italiana”.
Quindi, dal punto di vista dell’opposizione, per il Senatore è importante presentarsi alle prossime elezioni politiche con l’idea di una coalizione basata sul principio che “assieme si può vincere e si vince”, anche a prescindere dal tema della futura leadership.
“Posso dire dall’interno del partito che nessuno sta mettendo in discussione la leadership di Elly Schlein che, tra l’altro, non ha mai detto ‘io devo essere la candidata a presidente del Consiglio dei Ministri’. Ci sono due semplici maniere per poter scegliere il leader che ci deve portare alle elezioni: fare le primarie, oppure scegliere il leader del partito [della coalizione] che prende il più alto numero di voti. Così ha fatto il centrodestra, ma non c’è stata nessuna polemica”.
Insomma, il vero nodo politico resta la definizione di un programma condiviso, capace di tenere insieme sensibilità diverse ma unito da obiettivi comuni: crescita economica, coesione sociale, investimenti in ricerca e lavoro. “È sul progetto, più che sui nomi – lascia intendere Giacobbe – che si giocherà la partita delle prossime elezioni”.
Quindi, guardando al futuro, il senatore Giacobbe intravede nel prossimo anno un momento dove provare a raggiungere un punto di svolta. Ma il giudizio sul 2025 resta netto: un anno che ha messo alla prova valori fondamentali come unità, inclusione e diritti, tanto in Australia quanto nel rapporto tra l’Italia e i suoi cittadini nel mondo.