BRASILIA - Alle 19,30 di ieri, mercoledì 13 novembre, un’auto è esplosa nel parcheggio tra il Palazzo della Corte Suprema e l'Anexo IV della Camera dei Deputati, nella capitale brasiliana. Nel bagagliaio c’erano fuochi d’artificio e mattoni.  

Circa 20 secondi dopo l’esplosione dell'auto nel parcheggio, è avvenuta un’altra esplosione nella Piazza dei Tre Poteri, che si trova tra i palazzi della Corte Suprema, il Palazzo del Congresso e il Palazzo Planalto, sede della presidenza. L'uomo che ha innescato le bombe si è poi ucciso con un terzo ordigno.

Aveva cercato di introdursi nella sede della Corte Suprema senza successo, per poi spostarsi nella Piazza dei tre Poteri da dove aveva lanciato un ordigno sotto il portico dell’edificio. Quando la polizia ha tentato di avvicinarsi, si è aperto la camicia mostrando degli esplosivi attaccati al corpo, poi si è sdraiato a terra e ha fatto scoppiare un altro ordigno posto sulla propria nuca, che lo ha ucciso.  

L’uomo è stato successivamente indentificato come Francisco Wanderley Luiz, di 59 anni, brasiliano e residente a Rio do Sul, nello Stato di Santa Catarina. Nel 2020 si era candidato al consiglio comunale per il PL, il partito dell’ex-presidente Jair Bolsonaro, ma non era stato eletto.  

Secondo la polizia civile, aveva affittato una casa a Ceilândia, nel distretto federale, pochi giorni prima. Nel rapporto ufficiale si segnala anche che l’uomo aveva condiviso dei messaggi tramite WhatsApp, in cui annunciava ciò che intendeva portare a termine in Piazza dei Tre Poteri.  

La ex-moglie ha dichiarato agli agenti della Polizia Federale che Francisco “voleva uccidere il ministro Alexandre de Moraes e chiunque fosse presente al momento dell'attentato”.  

Gli artificeri sono intervenuti sul posto per fare una perquisizione e verificare la presenza di ulteriori esplosivi nelle vicinanze, compresi quelli nei veicoli e nel corpo dell’uomo deceduto.  

Al momento dell’attentato, erano in corso le sessioni plenarie alla Camera e al Senato, che sono state sospese. La sessione della Corte Suprema era già terminata e i ministri e i dipendenti sono stati evacuati in sicurezza.  

Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva si era già ritirato dal Planalto, e non è stata dato ordine di evacuare l’edificio. La sicurezza del palazzo è stata comunque rinforzata con l’intervento dell'esercito.  

Dopo l'episodio, Lula ha incontrato i ministri della Corte Suprema Alexandre de Moraes e Cristiano Zanin al Palazzo dell’Alvorada. Anche il direttore generale della Polizia Federale (PF), Andrei Rodrigues, si è recato alla residenza presidenziale.  

La Polizia Federale ha aperto un’inchiesta per indagare sulle esplosioni, che sarà data in carico ad Alexandre de Moraes.  

La governatrice del Distretto Federale, Celina Leão, ha detto che non ci sono state brecce nella sicurezza e che “ogni potere ha la propria polizia interna. C’è un protocollo di sicurezza che è stato attivato. Tant’è che, anche con le bombe pronte per essere fatte esplodere, non abbiamo avuto alcun ferito."  

Stamani si è espresso il ministro Alexandre de Moraes in una conferenza stampa, dichiarando che “ciò che è accaduto ieri non è un fatto isolato nel contesto” ma i frutto di un “estremismo che, purtroppo, è nato e cresciuto in Brasile nei tempi moderni”.  

Nel suo discorso, Moraes ha fatto riferimento anche al “gabinetto dell'odio”, nome dato a un nucleo di collaboratori e consulenti di Bolsonaro che, secondo le indagini della Polizia Federale, avrebbe avuto l'obiettivo di diffondere notizie false e attacchi contro gli avversari durante il mandato dell’ex presidente.