Il segreto della sua longevità? Avere sempre lasciato la politica fuori dalla porta. Non a caso, proprio nell’androne del Circolo Italiano di Buenos Aires (attualmente nella bellissima sede di Libertad 1264, donata dalla famiglia Rocca, i fondatori di Techint, alla collettività), campeggia in bella vista un estratto dello statuto originale, dove si afferma l’apoliticità dell’istituzione che, proprio in questi giorni, ha festeggiato i 150 anni.
Era il 16 maggio 1873 quando i primi immigrati dall’Italia pensarono di creare uno spazio dove incontrarsi tra connazionali, in particolare imprenditori. Per non perdere le proprie radici e l’abitudine a parlare la lingua e al tempo stesso rafforzare i legami con il tessuto economico e sociale della giovanissima Repubblica Argentina.
Non per niente, la fondazione del Circolo arriva esattamente 20 anni dopo la prima Costituzione argentina (1853) e a 12 anni dall’Unità d’Italia (1861), legata a quel Giuseppe Garibaldi che aveva combattuto anche in Sudamerica. Tout se tient: tutto si intreccia con tutto, come diceva il linguista svizzero De Saussure.
Sempre da statuto, solo gli italiani e i figli di italiani potevano inizialmente essere soci effettivi del Circolo, ma tale disposizione fu modificata dopo pochi anni, nel 1880. “E oggi chiunque lo desideri, con una spesa modesta, può associarsi” dice Diana Di Sarli, la tesoriera, bisnipote di un cilentino di Teggiano (Salerno). Un cognome che, a ragione, fa drizzare le orecchie agli appassionati di tango: il prozio era “quel” Carlos Di Sarli, e autore di tanghi famosi, come Bahia Blanca e Nido Gaucho. “Sono cresciuta ascoltandoli” rivela Diana con un sorriso commosso. Tout se tient.
Per un anniversario così importante non poteva mancare una festa, aperta dal discorso del presidente del Circolo Federico Máximo Kralj. Erano presenti anche l’ambasciatore Fabrizio Lucentini e i consoli Marco Petacco e Antonio Puggioni. “Fare il diplomatico a Buenos Aires – ha detto Lucentini – è enormemente facilitato dalla presenza di associazioni e istituzioni italiane molto attive”.

Il presidente del Circolo, Federico Máximo Kralj (primo da sinistra), accanto a Diana Di Sarli
In perfetto stile nazionale, la musica è stata il filo conduttore della serata. L’inno di Mameli in apertura, poi un’esibizione – eccellente per la scelta dei brani e per il livello degli interpreti, tutti cresciuti alla scuola del Teatro Colón, uno dei teatri d’opera più grandi del mondo, costruito alla fine del ‘900 da architetti italiani.
Il tenore Julian Zambo e il baritono Pol González, accompagnati dal pianista Matías Chapiro, hanno cantato arie e romanze, tra cui Musica Proibita, resa celebre dall’interpretazione di Enrico Caruso, brani dal Don Giovanni e Le nozze di Figaro di Mozart (ma con libretto dell’italiano Lorenzo Da Ponte), per finire con un trascinante Nessun dorma, dalla Turandot di Puccini. Entrambi, Caruso e Puccini (come pure il direttore d’orchestra Arturo Toscanini), sono stati ospiti del Circolo in occasione di tournée in Argentina.
Infine, la colonna sonora della serata è continuata virando sul pop, con classici degli anni ’70-’90, da Il cuore è uno zingaro di Nicola Di Bari a Felicità di Al Bano e Romina. E sulla terrazza alcuni partecipanti hanno animato un coro improvvisato, cantando i classici della canzone napoletana.

Il pianista Matías Chapiro (sinistra)
Il Circolo oggi offre ai soci corsi di storia dell’arte, bridge e naturalmente italiano. “Per le tante richieste abbiamo dovuto aprire nuovi orari – dice Diana Di Sarli – e questo ci riempie di orgoglio, perché l’interesse per la lingua nasce dal genuino desiderio di stare in contatto le proprie radici, di ritrovare la voce dei nonni che tanti hanno ascoltato in casa da bambini”. Inoltre, il thé tematico del martedì (dalle 17 alle 19,30, dove si discute di un libro), sconti per l’affitto di sale per feste ed eventi.
Sono stati realizzati lavori di restauro della facciata e degli interni, grazie anche alla legge sul mecenatismo della Città di Buenos Aires. “In un’ottica conservativa – specifica Di Sarli – per mantenere intatto il materiale originale, come il parquet”.
La grande novità arriverà tra pochi giorni, quando sarà annunciato il nuovo gestore del ristorante. “Per ora possiamo anticipare che è italiano e farà un menù italiano con prodotti italiani” è la sibillina conclusione di Di Sarli. Il cerchio si chiude con l’ultimo frammento che mancava alla ricerca di un’italianità in continua evoluzione, ma radicata in 150 anni di storia.