Il programma condotto da Elena Bertocco e Luciano Aninchini sulle frequenze di una nota emittente radiofonica locale ha ospitato nei giorni scorsi la console d’Italia a Brisbane Luna Angelini Marinucci che ha narrato un po’ di sé, della sua esperienza nela capitale del Queenslnd e del ruolo importantissimo che ricopre il consolato.
La console ha esordito con un aneddoto riguardo le origini del suo nome, Luna: “I miei genitori sono Luca e Nadia e così hanno deciso di utilizzare le prime due lettere dei loro nomi e chiamarmi appunto Lu- Na”. “Ormai sono a Brisbane da dieci mesi e devo dire che mi piace molto, è una città vera, ma con i ritmi rilassati di un paese, adoro il verde e il fiume mi mette tranquillità”.
Cosa le piace di più di Brisbane? “Le persone e la multiculturalità. Nell’amministrazione cittadina esiste proprio una tavola rotonda a cui siedono i rappresentanti delle differenti comunità per presentare le proprie istanze e confrontarsi, lo trovo fantastico e un grande segno di civiltà”.
Alla domanda su cosa la console ami fare per divertirsi e rilassarsi ha risposto pronta: “Un diplomatico non toglie mai la faluca (lo storico cappello in passato utilizzato da queste figure, n.d.r.), è un diplomatico sempre, 24 ore al giorno, e si impara a convivere con questo fatto e non c’è tantissimo tempo per lo svago”.
La console è passata poi a parlare del ruolo del consolato: “In Australia ci sono più di 170.000 italiani registrati all’AIRE, una comunità vastissima che racchiude persone appartenenti a più gruppi demografici, ognuno con le sue necessità ed esigenze diverse. Ai due estremi abbiamo gli anziani che necessitano di essere aiutati a navigare la tecnologia e spesso essere aiutati con la lingua e i giovanissimi che arrivano con il visto di vacanza-lavoro, quindi il mio dovere, insieme allo staff del consolato è quello proprio di ascoltare e capire come aiutare specialmente le fasce più vulnerabili della nostra comunità”.
La console ha concluso salutando gli ascoltatori sulle note di “L’anno che verrà” di Lucio Dalla: “Per tutti il consolato rappresenta l’abbraccio della comunità, il vostro amico come dice la canzone”.