Italo Calvino è stato un grande viaggiatore, prima involontario grazie al lavoro del papà botanico e poi per conto suo. Non ha mai fatto nessuna separazione tra la vita e il lavoro e ha sempre continuato a pensare e creare contenuti. E’ stato un grande “impollinatore”, ha esportato il marchio Italia nel mondo grazie alle sue opere che assieme a quelle di Primo Levi e Umberto Eco sono tra le più lette. “Per questo siamo felici di onorarlo nei cento anni dalla nascita con un giro d’Italia in ottanta giorni” dice Paolo Verri, presidente della Fondazione Cirko Vertigo presentando l’iniziativa “Calvino 100-In cammino sul filo delle montagne”. Un tour di 21 tappe con i meravigliosi artisti del circo contemporaneo, per lo più localizzate nei comuni montani d’Italia e nei borghi, ma che prevede anche alcune tappe nelle città e anche a Villa Torlonia a Roma. Attraverseranno l’Italia, a partire dal primo luglio, dalla Sicilia, a Zafferana Etnea, fino alla tappa conclusiva in Sardegna presso l’Orto botanico di Cagliari. Quest’ultimo, racconta Verri, è proprio uno dei luoghi del cuore di Calvino visto che la mamma, Eva Mameli, è stata una delle scienziate più importanti del primo Novecento, pioniera della protezione della natura e prima direttrice donna dell’Orto botanico cagliaritano. Anche per questo durante il tour verranno messe a dimora più specie, ad esempio almeno un albero e un arbusto, e verranno seminate specie erbacee, tali da attirare varie specie animali, ricreando nel tempo un piccolo ecosistema.
“Queste storie - dice - diventeranno residenti nei territori dove andremo, non arriveremo come un’astronave ma creeremo qualcosa in onore di Calvino e anche in onore del nostro Belpaese di cui dobbiamo essere orgogliosi”. Si esplorerà e investigherà l’universo di Calvino, partendo dalla lettura di saggi e romanzi tra i quali “Le città invisibili”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, “Le cosmicomiche” e “Lezioni americane”. “Come nuovi Palomar - dice ancora Verri - andremo in giro per l’Italia rintracciando tracce delle favole ma anche delle storie partigiane, facendo del nostro lavoro un metodo per un percorso di costruzione di senso nel rapporto tra artisti di circo e spettatori. Speriamo di essere in grado di ricostruire quel sentimento di comunità che animava Pin nel Sentiero dei nidi di ragno: una comunità non solo umana ma vegetale, capace di pensarsi e di viversi in un tempo lungo e diffuso”. “All’effimero meraviglioso del circo contemporaneo si aggiunge una attività che genera valore e lascia tracce indelebili, una proposta culturale ampia e visionaria che consegna importanti semi per le giovani generazioni”.