ROMA - Primi spiragli per la pace in Ucraina, tanto invocati da papa Francesco, potrebbero essersi aperti proprio nel giorno dell’ultimo saluto al pontefice, a San Pietro. Donald Trump e Volodymyr Zelensky, due mesi dopo il burrascoso incontro allo studio ovale, si sono ritrovati faccia a faccia tra le navate della basilica, poco prima dell’inizio dei funerali di Bergoglio: un colloquio di quindici minuti, definito “costruttivo” da entrambe le parti, immortalato da una foto che ha fatto il giro del mondo.

I Capi di Stato e di governo arrivati a Roma per i funerali del Papa, pur nel rispetto della solennità dell’evento, hanno avuto l’occasione per brevi scambi di vedute su alcune delle principali crisi ancora aperte. Zelensky, dopo aver messo in forse fino all’ultimo la sua presenza, è riuscito a raggiungere la capitale per onorare il pontefice e per ritrovare i partner occidentali, soprattutto Trump.

L’immagine è quella di due leader seduti uno di fronte all’altro, vicinissimi, che discutono animatamente con espressione seria. Al termine, entrambe le parti si sono dette comunque soddisfatte. “Molto produttivo”, è stato il commento della Casa Bianca. “Un incontro simbolico che potrebbe diventare storico se si raggiungessero i risultati sui punti discussi”, ha sottolineato Zelensky.

Se non altro, c’è stato un riavvicinamento dopo quel drammatico 28 febbraio, quando il presidente ucraino era stato praticamente cacciato dalla Casa Bianca. Rispetto ai nodi sul tavolo il New York Times ha fatto filtrare la posizione ucraina, che punta a mitigare la proposta americana, considerata troppo favorevole a Mosca. Kiev in particolare chiede di non limitare le dimensioni del proprio esercito e che in territorio ucraino venga schierato un contingente di sicurezza europeo sostenuto dagli Stati Uniti, per scoraggiare future aggressioni russe. 

In quest’ottica, l’adesione a breve alla Nato non sembra più una priorità: lo stesso Zelensky ha ammesso che in questa fase bisogna essere “pragmatici”. E la risposta di Washington sulle garanzie di sicurezza sarebbe stata positiva. Sempre secondo alcune fonti, gli americani si sarebbero offerti di fornire intelligence e supporto logistico ad un contingente europeo di peacekeeper.

Andando incontro alle richieste di Londra e Parigi, che di questa missione militare sarebbero capofila nell’ambito della coalizione dei volenterosi. Riguardo alla Russia, invece, Trump ha inviato segnali contrastanti, accusando il presidente russo di non prendere sul serio il processo di pace.

“Putin non aveva motivo di sparare missili in aree civili e città negli ultimi giorni - ha scritto il presidente americano sul suo canale social -. Mi fa pensare che forse non vuole fermare la guerra, che mi sta prendendo in giro e che deve essere trattato in modo diverso, attraverso sanzioni bancarie o secondarie? Troppa gente sta morendo”.

Ursula von der Leyen e Donald Trump hanno avuto solo il tempo di una stretta di mano sul sagrato della Basilica di San Pietro, poche parole scambiate tra il via vai di leader e porporati, e la promessa di incontrarsi presto.

Messa per mesi all’angolo dalla nuova amministrazione statunitense, la presidente della Commissione europea è riuscita a strappare l’impegno ad aprire la strada al primo incontro ufficiale tra i vertici europei e il leader americano che potrebbe già avvenire, nelle prossime settimane, a Bruxelles.

In Vaticano il leader ucraino Volodymyr Zelensky è poi stato protagonista di altri incontri, uno con Emmanuel Macron e Keir Starmer, insieme anche a Donald Trump. E poi con Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, un tentativo di ricompattare l’alleanza transatlantica al fianco di Kiev. Ora “ci si attende che anche la Russia dimostri concretamente la propria volontà di perseguire la pace”, ha rimarcato Meloni nella nota diffusa al termine della visita del presidente ucraino. 

Da parte sua, Zelensky non ha mancato di sottolineare la soddisfazione per la posizione italiana: “Oggi a Roma ho incontrato la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni - ha scritto al termine del suo incontro sabato scorso -. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”.

Il leader ucraino ha poi ricordato come “46 giorni fa l’Ucraina ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia. Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”. 

Meloni sarebbe stata anche informata “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

E qualcosa sembrerebbe effettivamente muoversi. Gli ucraini sul piatto hanno messo una controproposta al piano della Casa Bianca, per ottenere garanzie di sicurezza a guerra finita, ricevendo delle aperture da Washington. 

Quanto alla Russia, il Cremlino ha annunciato di aver ripreso il completo controllo della regione di Kursk, ed alla luce di questa svolta si è detto pronto a riprendere i colloqui con gli ucraini “senza precondizioni”.