PARIGI – L’emigrazione italiana in Francia ha rappresentato per oltre un secolo un fenomeno sociale di enorme portata, intrecciando storie di speranza, sacrificio e integrazione. Sono milioni gli italiani che hanno lasciato la loro terra natia in cerca di opportunità, contribuendo in modo significativo alla crescita economica e culturale della Francia.
Ed è per onorare quelle storie che nasce il progetto C’era una volta l’Italia, promosso dal Cercle Leonardo da Vinci, un’associazione fondata nel 2018 da Jean-Raphaël Sessa, con l’obiettivo di preservare la memoria dell’immigrazione italiana e rafforzare il legame tra le due nazioni.
L’opera è stata inaugurata lo scorso 10 gennaio a Nogent-sur-Marne, a sud-est di Parigi, località nota in particolare per la presenza di un’importante comunità di immigrati italiani, provenienti principalmente dalle province di Piacenza e di Parma.
Si tratta di un monumento nazionale dedicato agli immigrati italiani in Francia, che vuole dunque celebrare il contributo degli italiani che, tra il 1860 e il 1960, hanno lasciato la loro terra per cercare un futuro migliore altrove.
“Questo monumento non è soltanto una struttura fatta di marmo e acciaio, ma una testimonianza viva della storia e del contributo degli immigrati italiani in Francia. Dopo sette anni di impegno, oggi vediamo realizzarsi un sogno condiviso da molti”, ha dichiarato a Il Globo il presidente Sessa.
L’opera, realizzata dallo scultore Louis Molinari, insignito del titolo di Cavaliere della Legion d’Onore, trae ispirazione dall’Albero della Vita, simbolo di radici, crescita e appartenenza.
Il monumento è composto da quattro alberi in acciaio inossidabile, le cui foglie riportano incisi i nomi e le città d’origine di circa 2000 famiglie italiane emigrate.
Al centro si erge una colonna che raffigura l’iconico “Uomo di Vitruvio” di Leonardo da Vinci, simbolo del genio italiano e dell’armonia tra tradizione e innovazione. “Sarebbe stato impossibile non includere un riferimento a Leonardo da Vinci – ha commentato Jean-Raphael Sessa —. È stato il primo grande italiano conosciuto in Francia”.
Le foglie riportano incisi i nomi degli italiani emigrati in Francia.
Il monumento poggia su tre gradini carichi di significato: il primo simboleggia la partenza dall’Italia, il secondo rappresenta il viaggio e le sfide incontrate, mentre il terzo celebra l’integrazione nella nuova patria. L’area circostante, realizzata in granito francese, vuole evidenziare il legame profondo tra le due nazioni.
Inoltre, quattro grandi vasche floreali a forma di mani, decorate con i colori delle bandiere italiana e francese, arricchiscono l’opera, trasformandola in un luogo di riflessione e memoria collettiva.
La posa della prima pietra, avvenuta il 16 settembre 2022, ha visto la partecipazione di numerose figure di spicco, tra cui lo scultore Louis Molinari, la deputata Maud Petit, il senatore Xavier Iacovelli e Massimo Ungaro, deputato per gli italiani all’estero. Erano presenti anche rappresentanti locali, tra cui il sindaco di Nogent, Jacques JP Martin, e Tonino Panetta, in rappresentanza del presidente del dipartimento Val-de-Marne.
Uno scatto notturno del monumento C’era una volta l’Italia.
Durante la cerimonia di inaugurazione, il presidente Sessa ha ricordato le numerose difficoltà affrontate nel corso del progetto, esprimendo gratitudine verso i tanti sostenitori e le istituzioni italiane e francesi che hanno reso possibile questo importante traguardo: “Abbiamo lavorato con impegno, superando ostacoli amministrativi e finanziari, ma il sostegno della comunità ci ha dato la forza per continuare”.
Il progetto, infatti, è stato finanziato interamente grazie ai contributi di discendenti di immigrati italiani e di sostenitori dell’Italia, che hanno così potuto lasciare un segno tangibile della propria storia, incidendo il nome dei loro antenati sul monumento.
“Questa iniziativa rappresenta un ponte tra passato e presente, tra Italia e Francia, e invita le nuove generazioni a ricordare e onorare i sacrifici e la determinazione di quegli italiani che, con il loro lavoro e la loro cultura, hanno contribuito a costruire la società francese”, ha concluso Jean-Raphaël Sessa.