Un incontro organizzato lunedì scorso al Consolato Generale d’Italia a Sydney, presenti il console generale, Gianluca Rubagotti, il nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Marco Gioacchini, e il professor Valerio Terraroli, insieme ai rappresentanti dei media italiani, ha introdotto una settimana interamente dedicata all’arte italiana, alla sua storia e alle sue connessioni con l’Australia, un’iniziativa promossa dal Consolato Generale stesso in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, che ha accolto come ospite d’onore il già citato professor Terraroli, docente all’Università di Verona e tra i maggiori studiosi dell’arte tra Ottocento e Novecento. Storico dell’arte e curatore di numerose mostre internazionali, è autore di importanti studi sull’Art Déco e sull’evoluzione del gusto tra Italia e modernismo europeo”.
“L’obiettivo di questa iniziativa - ha spiegato Rubagotti - è offrire alla comunità italiana e italofona di Sydney un’occasione per ascoltare conferenze interamente in lingua italiana, riscoprendo il piacere di pensare e dialogare nella nostra lingua e nella nostra cultura.”
La settimana si è aperta poi martedì con una visita guidata alla mostra di Manly, condotta in lingua italiana dal professor Terraroli.
L’evento, seguito da una conferenza sull’iconografia di Dante Alighieri nel Novecento, organizzata in collaborazione con la Società Dante Alighieri, ha offerto al pubblico una riflessione sulle rappresentazioni del poeta nella pittura tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, con riferimenti a D’Annunzio, Michetti e alla tradizione simbolista.
“Dante diventa, in quell’epoca, un archetipo moderno - ha spiegato Terraroli -. Un simbolo di ricerca identitaria e spirituale che attraversa la pittura e la letteratura”.
Ieri, mercoledì, all’Università di Sydney, il professore ha tenuto una lezione dal titolo ‘Art Déco in Francia e in Italia’, in occasione del centenario della grande esposizione parigina del 1925. “L’Art Déco - ha osservato Terraroli - è affascinante perché concentra in pochi anni un’estetica che attraversa pittura, architettura e design, fondendo il lusso decorativo con la modernità industriale. È lo stile che anticipa il cinema e la moda degli anni Trenta”.
Oggi, giovedì, il calendario prosegue all’Istituto Italiano di Cultura con la conferenza ‘Esotismi: il gusto orientalista nell’arte italiana tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento’, arricchita da interludi musicali tratti da Giacomo Puccini, un omaggio sonoro a quell’orientalismo che ha influenzato non solo le arti figurative ma anche la musica. Domani, venerdì, come un cerchio che si chiude, la settimana si concluderà con una visita guidata alla mostra di Manly condotta dallo stesso professor Terraroli insieme alla professoressa Kipiotis, in un dialogo bilingue italo-inglese.
La mostra, intitolata ‘Maestri-Influences from Italy to Australia’, era stata inaugurata alcune settimane fa in occasione della visita della delegazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, che ha collaborato alla realizzazione del catalogo e di un video introduttivo girato proprio nella città partenopea.
Allestita al Manly Art Gallery & Museum, l’esposizione racconta il viaggio ideale dall’Italia all’Australia attraverso l’opera di Antonio Dattilo-Rubbo, pittore napoletano emigrato a Sydney nei primi del Novecento, che ha formato una generazione di artisti australiani modernisti.
La mostra ha già ricevuto ottime critiche, tra cui una recensione entusiasta del critico d’arte Christopher Allen su The Australian Review, che l’ha definita “intelligently conceived and beautifully constructed”, capace di offrire “a rare glimpse of our Italian essence”, un’occasione rara per riconoscere quanto l’Italia abbia plasmato la cultura australiana.
Allen ha sottolineato il ruolo centrale di Dattilo-Rubbo come ponte tra la scuola napoletana e la pittura australiana dei primi del Novecento, scrivendo che “in truth, we are all heirs of Italy, in the same way that we are ultimately indebted to Greece”.
“Rubbo rappresenta l’anello di congiunzione tra la scuola napoletana e la formazione dei primi modernisti australiani - ha spiegato Terraroli -. Con lui, la tradizione italiana incontra la luce e la sensibilità australiana, aprendo una nuova stagione per le arti visive del Paese.”
Una settimana, dunque, per rimettere al centro l’Italia come radice culturale e fonte d’ispirazione universale.