BUENOS AIRES – Il 2 giugno in Italia si celebra la Festa della Repubblica, e anche qui in Argentina le nostre collettività ricordano il referendum del 1946 nel quale gli italiani si espressero a favore della Repubblica.

La data ha un significato particolare per i discendenti degli italiani che si erano già stabiliti in Argentina, emigrando quando ancora l’Italia era una monarchia.

Molte delle istituzioni locali nate in quegli anni sono state fondate su realtà regionali, per poi riconoscersi, più avanti nel tempo, nell’identità nazionale.

“Gran parte della collettività piemontese emigrò in Argentina prima che l’Italia fosse una repubblica – spiega Hernán Trossero, presidente della Federazione delle Associazioni Piemontesi –. Ma si è sentita comunque parte di uno stesso popolo, identificandosi con una cultura legata a precise concezioni di civiltà, progresso e lavoro, comune ai paesani provenienti da altre regioni. In Argentina la cultura italiana è emigrata insieme con loro e gli ha dato la forza per intraprendere una nuova vita, in un’altra terra e con un’altra bandiera”.

Questo doppio senso di appartenenza a due patrie è molto forte. “L’Argentina – continua Trossero – deve molto a questa cultura, che ha reso possibile all’Italia, devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, di intraprendere un percorso di ricostruzione industriale e tecnologico ammirevole, di cui siamo molto orgogliosi come discendenti. Una rinascita che è iniziata proprio con la scelta della Repubblica”.

Liliana Carmen Poggio, presidente della Società La Benevolenza di Entre Rios, sottolinea che “questa festa celebra la decisione del popolo italiano di ordinarsi giuridicamente nell’istituzione di una Repubblica. Vale la pena ricordare che, come tutti i processi democratici, non fu immediato. Dopo il referendum del 2 giugno del 1946, si scelse un presidente provvisorio e una commissione per la redazione della nuova Costituzione". Quest’ultima entrò in vigore il 1° gennaio 1948.

“La democrazia è un gran bene per le persone – ci ricorda invece Aldo Caretti, presidente dell’Unione Ossolana di Buenos Aires –. Credo che la cosa più importante da festeggiare questo 2 giugno sia la scelta di un governo più rappresentativo del popolo.  Riguardo a questo, vorrei sottolineare che i diritti comportano una responsabilità democratica. Molti discendenti vogliono ottenere la cittadinanza italiana senza comprenderne il significato”.

Caretti conclude la sua osservazione invitando le nuove generazioni a riscoprire l’italianità e metterla in pratica qui in Argentina.

“È importante – insiste – dare continuità alla collettività e sostenere le istituzioni, club e associazioni, che un tempo furono essenziali per l’inserimento degli immigrati italiani nella società argentina, dando loro possibilità di lavoro e alloggio, e che sono state responsabili del fatto che oggi i loro discendenti abbiano il diritto di essere cittadini italiani”.

Il 3 giugno viene celebrata la Giornata dell’immigrato italiano in Argentina.

La vicinanza delle due date è casuale, ma crea una continuità ideale che assume un significato particolare nella costruzione dell’identità della comunità italo-argentina, che si riconosce tutta negli ideali democratici della Costituzione.

“Queste ricorrenze sono sempre un’occasione per ricordare i milioni di italiani che hanno lasciato la loro patria per costruire un futuro qui – riflette Oscar Borra, presidente dell’Associazione Famiglia Piemontese di General Cabrera (Córdoba) –. Dobbiamo essere orgogliosi delle nostre radici. Ricordarle sarà il miglior omaggio ai sacrifici dei nostri antenati”.