Roma, 1924. Quattro anni dopo la conclusione del Primo conflitto bellico. Il governo italiano, dopo aver speso tutto ciò che aveva nelle riserve per far fronte alle enormi spese della guerra, era ridotto sul lastrico. Tra le grosse conseguenze e debiti della guerra, la disperata mancanza di cibo, maggiormente dovuto a una cattiva annata di raccolto e quindi il significante aumento inflazionario in tutto, l’Italia era caduta in miseria e, a testimonianza di ciò, la morte di mezzo milione di civili. 

Tutto il popolo italiano soffriva amaramente. E questo dopo aver perso di già, sui teatri bellici, altri 460mila giovani militari. Possiamo solo immaginare come la vita nelle città e nei paesi sia stata di stragrande sofferenza. In un quartiere di Roma, nella casa di Guido Lucaferri, un mutilato della guerra, e della moglie Giuseppina, il 31 gennaio 1924, ecco apparire in quel tetro e grigio mondo d’allora, finalmente, un raggio di gioia, con l’arrivo di una bimbetta, a cui hanno dato il nome di Savina, prima delle quattro figlie che arriveranno negli anni seguenti: Silvana, Luciana e Maria. Gli anni passano, le sorelle crescono alla meglio, studiano e riescono a trovare degli impieghi. Silvana, la seconda delle quattro figlie, si sposa con Elio Marocchini e, insieme, vanno a vivere a Melbourne.

A Roma, Savina riesce a trovare impiego presso la British European Airways. Intanto, nel 1952, il 34enne veneto Giuseppe Peruffo, originario da Arzignano, in provincia di Vicenza, dopo aver viaggiato a bordo della motonave “Toscana”, sbarca a Port Melbourne. Dieci anni dopo, nel 1962, arriva anche Savina che, avendo lavorato con la compagnia aerea di bandiera inglese, è riuscita a ottenere a buon prezzo un biglietto aereo dalla compagnia aerea australiana QANTAS, e così raggiungere la famiglia della sorella Silvana e del marito Elio. “La visita a Melbourne doveva essere solo una breve vacanza, ma dopo tanti ripensamenti e discussioni mi resi conto che riuscire a rimanere come una normale emigrata sarebbe stata la decisione più saggia”, ha affermato Savina. 

Difatti, Savina trova lavoro come assistente tecnica in un laboratorio in istologia presso il grande Royal Women’s Hospital di Carlton. Si trova bene e vi rimane per oltre 18 anni. “Nel 1965, quando avevo 41 anni, dopo aver incontrato ed essermi innamorata dell’allora 47enne Giuseppe Peruffo, accettai la sua richiesta di condurmi all’altare per farmi sua sposa”, continua Savina. Dalla loro felice unione nasce il loro unico figlio Andrea. Intanto, Savina lavora e accumula, insieme al marito abbastanza per vivere agiatamente e poter viaggiare e conoscere l’Australia. Savina coltiva molte amicizie e man mano che gli anni passano si associa a parecchi sodalizi per frequentare e godersi delle belle attività sociali: fra questi si trova bene al Roma Social Club, al Sulmona Social Cub e anche al Licodia Eubea Social Club. Ma dove l’ho incontrata e conosciuta per la prima volta è stato presso il Circolo Pensionati Italiani di Carlton, e poi alle feste sociali dell’altro circolo pensionati confratello di East Brunswick, proprio vicino casa sua. 

Dell’Australia, Savina, ha affermato: “L’Australia mi è piacuta in ogni cosa. La vita, la gioia di poter fare tutto ciò che si vuole. La tranquillità della vita. Il poter coltivare tante belle amicizie. E per di più la possibilità di poter riuscire a fare tante cose che in altri luoghi non sarebbe possibile. Credo di aver vissuto una vita regolata ma anche ricca di avvenimenti che mi hanno aiutato a crescere e a raggiungere i miei 100 anni”. Il giorno che siamo andati a trovarla a casa per farle gli auguri, oltre al figlio Andrew (Andrea), troviamo anche lì la funzionaria del programma Italcare del Co.As.It. Maria Luisa Abela e Giovanni Ghilardi, responsabile dei servizi di comunicazione con i clienti del medesimo ente assistenziale italiano di Melbourne, che presentavano alla centenaria Savina un meraviglioso bouquet di fiori freschi e un bell’attestato di congratulazioni dall’amministratore delegato Marco Fedi e della direttrice dei servizi assistenziali a domicilio, Emma Contessa. 

Con Savina parliamo del più e del meno, di quando ha perduto il marito, 37 anni fa, e anche dei bei tempi degli anni ’80 e delle piacevolissime escursioni di gruppo del Circolo, e dei tanti nomi che affiorano alle nostre menti. E poi quando notiamo che si è stancata un po’, Savina ricorda al figlio: “Andrea, hai fatto il caffè per Frank? E non dimenticare di fargli gustare una fetta della mia torta”. Ci salutiamo. Mi stringe la mano mentre il suo volto, di nuovo, s’illumina di gioia, e con voce sottile mi dice: “Grazie, Frank”. Tanti auguri alla cara Savina, per molti anni ancora, di poter godere di buona salute.