Messo a punto un test del sangue per predire il rischio di parto prematuro oltre quattro mesi prima della data presunta del parto: il test si basa sulla presenza di certi frammenti di RNA libero nel sangue (cfRNA) della gestante; le donne che avranno un parto prematuro presentano a 16 settimane di gestazione un profilo ben distinto e riconoscibile di questi Rna circolanti, tanto da rendere la “biopsia liquida” un test potenzialmente utilizzabile da affiancare agli altri test prenatali che si fanno oggi di routine. Ogni anno, circa 13,4 milioni di neonati in tutto il mondo nascono prematuri, pari a circa uno su 10 di tutti i nati vivi. Quasi un milione di questi neonati pretermine muore ogni anno e la PTB rimane la prima causa di mortalità nei bambini sotto i 5 anni. Poiché i bambini nati pretermine hanno organi immaturi e non ancora preparati per la vita fuori dall’utero, il rischio di complicazioni è molto più elevato rispetto a quelli nati a termine. Questo può portare a una serie di problemi di salute come problemi respiratori, ittero, difficoltà di alimentazione e infezioni. I problemi di salute a lungo termine di questi bambini includono paralisi cerebrale, epilessia e cecità, e impongono alle famiglie un notevole carico emotivo e finanziario. Prevedere il rischio di nascita pretermine (PTB) e quindi mettere in atto strategie preventive è complicato, anche per la mancanza di strumenti predittivi affidabili. Gli esperti hanno analizzato campioni di sangue di 851 gestanti (299 casi di PTB e 552 controlli) a circa 16 settimane di gestazione e hanno riscontrato alterazioni significative nei cfRNA delle donne che poi sarebbero andate incontro a parto prematuro; il profilo degli Rna è differente nelle gestanti la cui gravidanza arriva a termine. Lo studio ha incluso sia le nascite pretermine con membrane intatte sia la rottura prematura delle membrane (quando le acque si rompono prima dell’inizio del travaglio), con meno del 3% delle donne che aveva già avuto un precedente parto pretermine.