BUENOS AIRES – Palazzo Alvear, sede dell’Ambasciata italiana, illuminato con i colori della bandiera, indossati con la classe di un vestito da sera. Un giovane chef arrivato direttamente dall’Italia, Domemico Stile (due stelle Michelin). Un menù che ha saputo unire con creatività e tocchi personali le tradizioni del Nord e del Sud.
Così l’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires ha chiuso in bellezza (e gusto) la Settimana della cucina italiana nel mondo.
Il menù è stato un viaggio nei sapori italiani. Poche le parole introduttive dell’Ambasciatore Fabrizio Lucentini, che ha preferito dare spazio ai piatti e alla convivialità tipicamente italiana.
La cena si è aperta con quattro antipasti, in un crescendo di sapidità. Un inizio “delicato”, con una gamma della cucina di pesce che è uno dei punti forti della dieta mediterranea, a cui è stata dedicata l’edizione di quest’anno della manifestazione: veli di seppia arrosto, finocchi, emulsione di agrumi affumicati, noci e olive; gamberi in cour bouillon, con rucola, mango, pomodorini e salsa aurora. Poi il più deciso sapore di un vitel tonné gourmet, rapa rossa, misticanza di campo e ravanello in agrodolce. Per concludere con un piatto forte della cucina “povera” rivisitata, cioè la pappa al pomodoro di Firenze, con basilico e soffice di ricotta di pecora.
I primi hanno gettato un ponte tra regioni e tradizioni. Il risotto (produzione piemontese e lombarda), condito con Parmigiano Reggiano di 24 mesi e aceto balsamico (entrambi emiliani), erbe e polvere di anice stellato. A seguire, rigatoni all’amatriciana con scaglie di pecorino “buccia nera”, un classico della cucina laziale, con quella cottura rigorosamente al dente, difficile da trovare a Buenos Aires, anche nei ristoranti italiani.
Il risotto al Parmigiano servito durante la cena.
Il secondo piatto, a base di carne, ha strizzato l’occhio all’Argentina, con una guancia di manzo brasata alla riduzione di vino rosso ed erbe aromatiche, tenerissima grazie al metodo di cottura, accorgimento indispensabile per una cena in piedi, senza coltello. Il contorno era costituito da un purè di patate aromatizzato alla noce moscata e crauti di cavolo viola all’aceto di frutti rossi.
Infine, un tris di dolci: millefoglie con crema chantilly, cioccolata e nocciole caramellate; semifreddo cheesecake ai frutti rossi, menta e lime; tiramisù stratificato al cognac, dessert particolarmente amato in Argentina.
Teso prima, visibilmente soddisfatto dopo la cena, lo chef è stato accolto dall’applauso dei presenti e ha espresso il suo entusiasmo per il suo soggiorno a Buenos Aires: “Conto di tornarci prima possibile in vacanza”.