ROMA - Dura presa di posizione dell'onorevole Fabio Porta, dopo la conversione in legge del decreto sulla cittadinanza, voluto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.  

Per Porta (Pd), eletto nella circoscrizione sudamericana, si tratta di un provvedimento “gravemente lesivo dei diritti degli italiani all’estero”. 

Secondo il deputato del Partito Democratico, il decreto crea una “discriminazione inaccettabile” fra cittadini italiani, impedendo la trasmissione della cittadinanza a coloro che possiedono anche un’altra nazionalità.  

“Sono state create due categorie di italiani – ha dichiarato – cancellando il principio di uguaglianza e colpendo chi ha mantenuto un legame affettivo, culturale e civile con l’Italia, pur vivendo all’estero”. 

Porta accusa il governo Meloni e la maggioranza di centro-destra di essere responsabili di un “taglio netto a un vincolo storico che ha fatto grande l’Italia nel mondo”.

Il decreto, sostiene, è “incostituzionale” e viola gli articoli 3, 32 e 81 della Carta, come aveva già denunciato nel suo intervento in aula, chiedendo ai colleghi di bocciare l’iniziativa. 

In Parlamento, il deputato aveva definitola decisione del governo “ipocrita e incoerente”, sottolineando inoltre che era una scelta “impropria e inopportuna” considerare gli italiani all’estero “una minaccia e non più una risorsa”. 

Ora lo sguardo è rivolto alla Corte Costituzionale, che il prossimo giugno sarà chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della nuova legge. “Attendiamo con fiducia la sentenza, certi che verranno riconosciuti i profili di incostituzionalità di un decreto sbagliato nel metodo e dannoso nel merito”, ha concluso Porta.