BUENOS AIRES – La parola italiana più famosa del mondo? È “pizza”.

Lo sostiene il libro L’italiano nel cibo, pubblicato 2015 dall’Accademia della crusca, l’ente che si occupa di registrare l’evoluzione, le variazioni e la diffusione della nostra lingua. E lo conferma un sondaggio del 2017 della Società Dante Alighieri.

Al secondo e terzo posto ci sono, peraltro, “cappuccino” e “spaghetti”, a riprova dell’importanza della cucina italiana nel mondo e del suo ruolo come veicolo di diffusione culturale.

Il 17 gennaio, proprio la pizza festeggia la sua “Giornata mondiale”.

La scelta della data non è casuale. È proprio il 17 gennaio del 2017 che l’Unesco ha riconosciuto la pizza napoletana come patrimonio immateriale dell’umanità. E già nel 2010, la ricetta era stata insignita del titolo di Specialità tradizionale garantita, preparata secondo un disciplinare che la tutela anche dal punto di vista legale.

La margherita nasce nel 1889, a Napoli, dalla creatività di Raffaele Esposito, che l’aveva ideata in omaggio alla regina Margherita di Savoia.

Eppure la storia di questo piatto è antica quanto la civiltà umana.

Già nell’Antico Egitto si preparavano pani e focacce con farine a base di cereali (miglio, soprattutto), per poi condirli con vari ingredienti. E a Pompei, la città romana distrutta nel 79 d.C. da un’eruzione del Vesuvio, nel 2023 è stata scoperta la pittura di una focaccia spianata, con cornicione alto (segno inconfondibile di napoletanità) e farcitura.

La pizza, in Argentina e nel resto del mondo, è arrivata con l’immigrazione italiana. E come sempre accade, mentre le comunità migranti si mescolano tra loro, anche le loro ricette si adattano alle materie prime disponibili e al gusto locale e si ibridano con piatti presistenti.

La pizza in Argentina (dove molti pronunciano ancora picsa) ha un impasto spesso e pesante (tanto da assomigliare più a un pane o a una pizza romana) e una farcitura più abbondante di formaggio.

E se, da una parte, è arrivata a vantare una propria autonomia rispetto a quella italiana, dall’altra – da qualche anno – anche la pizza napoletana raccoglie sempre più seguaci.

Tanto che nel 2024, al 31° Campionato mondiale della pizza di Parma, è stato un argentino, Ezequiel Ortigoza, a conquistare il podio (con la medaglia d’argento) per la categoria “Pizza Napoletana Stg”. Una prima volta per l’Argentina, che ha sbaragliato oltre 700 maestri pizzaioli di 53 Paesi.

Al di là delle differenze, per gli italiani come per gli argentini, la pizza è sinonimo convivialità: uscite con la famiglia, visto che piace anche ai bambini, serate con gli amici, magari a guardare una partita o a festeggiare un compleanno.

Tanto che Ariel Santillán, un giovane porteño con nonna italiana, anzi lucana, si è inventato il BuePizzaTour, una proposta di itinerari gastronomici per gruppi di amici nei quartieri di Buenos Aires, a bordo di un pullmino, alla scoperta delle pizzerie più emblematiche della città. Un segnale della creatività degli italiani, ma anche della vitalità di questo piatto semplice e gustoso.