BEIRUT - L’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e gli intensi attacchi israeliani a sud di Beirut fanno temere un nuovo conflitto tra Israele e il Libano. Un’ostilità in realtà storica, che risale alla guerra arabo-israeliana del 1948.  Se il Libano non ha partecipato direttamente, era comunque in prima linea, accogliendo sul territorio, molto piccolo, il più grande numero di rifugiati palestinesi al di fuori dai territori occupati.

Questi rifugiati in qualche modo hanno portato il conflitto in Libano: tra loro sono nate delle milizie, tra cui quelle di Al-Fatah, contro le quali Israele ha attuato rappresaglie sul territorio libanese. In tutto sono 600.000 i rifugiati palestinesi in Libano in 12 campi profughi. Queste popolazioni palestinesi nel Paese ricordano ogni giorno l’esistenza di un conflitto.

Per Hezbollah, il battesimo del fuoco è stato l’invasione del Libano da parte di Israele nel 1982, quando lo Stato ebraico lancia l’operazione “Pace in Galilea”, con l’obiettivo di rintracciare ed eliminare i militanti dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) che avevano trovato rifugio in Libano. Israele decide poi di continuare a occupare gran parte del sud del Paese per creare una zona cuscinetto e garantire la propria sicurezza.

Proprio in reazione a questa occupazione, nel 1982 è stato creato Hezbollah con il sostegno dell’Iran. Hezbollah si presenta come un movimento di resistenza politico-religioso il cui obiettivo principale è la distruzione dello Stato di Israele. “La nostra lotta finirà solo quando questa entità, Israele, sarà eliminata”, proclama la carta costitutiva di Hezbollah.

Durante questo periodo, le milizie islamiste sciite hanno intensificato i sequestri di ostaggi, gli attacchi e le azioni di guerriglia contro i soldati israeliani e l’Esercito del Libano del Sud (Sla).

Dopo vent’anni di occupazione di parte del territorio libanese, le truppe israeliane si sono ritirate, offrendo una vittoria simbolica a Hezbollah. Inizia un periodo di relativa calma nonostante le scaramucce e le incursioni ancora frequenti dei combattenti delle milizie sciite in territorio israeliano. In seguito all’attacco mortale di Hezbollah contro l’esercito israeliano il 12 luglio 2006, i miliziani sciiti sono riusciti a rapire due soldati israeliani.

Per ritorsione, Israele ha lanciato un’offensiva su larga scala sul territorio libanese e ha effettuato devastanti raid aerei, distruggendo interi quartieri e la maggior parte delle infrastrutture del Paese. Questo conflitto rimane a oggi il più sanguinoso tra Israele e Hezbollah: in 33 giorni, in Libano sono state uccise 1.200 persone, la maggior parte civili.

La guerra civile che minaccia la Siria costituisce anche un’area di confronto indiretto tra Israele e Hezbollah, che interviene contro il regime di Bashar al-Assad.  Il 7 ottobre 2023, l’attacco terroristico perpetrato dal palestinese Hamas. In risposta, Hezbollah, da un secondo fronte, ha lanciato il suo primo raid contro Israele, e ha risposto con il fuoco dei militanti e l’attacco dei droni.

A fine dicembre 2023, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto del ritorno della popolazione israeliana una priorità di’intervento e ha promesso di “trasformare Beirut e il sud del Libano in Gaza”. Nasrallah ha invece promesso di fermare i bombardamenti non appena sarà attuato un cessate il fuoco su Gaza.