Il termine infatti sintetizza il concetto del far ‘salire’ qualcuno sul treno di Bitcoin, in un concetto mutuato dal celebre film Matrix del 1999, in cui il protagonista Neo veniva messo davanti alla scelta della pillola rossa o pillola blu.
Scegliere l’una voleva dire continuare a vivere nell’ignoranza della vita quotidiana, scegliere l’altra significava invece aprire la mente e scoprire che il mondo era molto diverso da quello che sembrava.

In questo caso la pillola è arancione come il colore del logo della criptovaluta, ma il concetto è lo stesso. Abbracciare Bitcoin significa, infatti, secondo i più convinti sostenitori, aprire la mente a una tecnologia rivoluzionaria e dalle molteplici applicazioni e che non può essere compresa appieno in un batter d’occhio.

Tutti i ‘Bitcoiner’ hanno infatti avuto un momento in cui sono stati “orangepillati”, un momento ovvero in cui si è passati dall’aver sentito parlare di Bitcoin, da parte di un amico o magari attraverso articoli di giornale, fino al fatto che questo diventasse pienamente al centro dell’attenzione. 

Un momento in cui si è aperta la mente per comprendere che si tratta di un concetto, economico, finanziario e sociale molto più profondo di quello che sembra. 

Fa specie rileggere i primi articoli di giornale che affrontavano l’argomento una decina di anni fa in cui il giornalista di turno, per forza di cose non esperto della materia, cercava di spiegare in poche righe cosa fosse Bitcoin e in molti casi lo raccontava col sospetto classico verso qualsiasi invenzione che potrebbe rivoluzionare la nostra vita. 

Il fatto è che Bitcoin non è un prodotto materiale, e soltanto e proprio per questa sua natura è difficile inserirlo in un concetto predefinito. L’idea iniziale di Satoshi Nakamoto (pseudonimo dell’anonimo ideatore di Bitcoin) era quello di creare una valuta digitale che potesse operare indipendentemente da qualsiasi autorità centrale, essere resistente a ogni eventuale forma di censura e fornire un metodo sicuro ed efficiente per trasferire valore a livello globale.

Idea innovativa di per sé, soprattutto nella sua realizzazione tecnologica. Nessuno però avrebbe potuto immaginarsi che nel giro di pochi anni il suo controvalore in dollari sarebbe salito così vertiginosamente da renderlo l’asset più performante della storia. 

Questa è una delle ragioni per cui la narrativa intorno a Bitcoin è cambiata, passando da semplice moneta digitale a riserva di valore. Un asset equiparabile all’oro, ideale come investimento, ma anche come protezione dall’inflazione che colpisce qualsiasi valuta al mondo. 

Ed è qui che ci si rende conto che la regina delle criptovalute può essere utilizzata anche nei Paesi nella parte meno fortunata del globo che hanno interessi ben più esistenziali dell’investire o speculare. 
Pensiamo a quegli Stati in cui la popolazione è martoriata da un’inflazione galoppante e inarrestabile, ma anche Paesi in cui gran parte della popolazione non ha accesso all’infrastruttura bancaria. 
Grazie a Bitcoin, finché si ha accesso a Internet e si è in possesso di un dispositivo per effettuare transazioni, si può di fatto, avere un ruolo attivo nell’economia a livello globale.

In alcuni Stati dell’Africa si riesce persino a trasferire quantità di criptovaluta tramite un semplice SMS su un telefonino di prima generazione. Questa inclusività a 360 gradi, in cui Bitcoin crea interesse in maniera trasversale in tutte le fasce sociali, ma anche in tutte le diverse popolazioni del pianeta, è la chiave del suo successo. 

Ed è proprio questo il bello di Bitcoin, sembra essere stato creato perché ognuno poi possa farne quello che meglio crede. 

Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.