Nel suggestivo contesto del Casa d’Abruzzo Club si è svolta, lo scorso sabato 7 ottobre, un’emozionante celebrazione, organizzata dal Comitato Dieci Febbraio e appoggiata con affetto dall’Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia: ‘Una rosa per Norma’. Un incontro di ricordi, un tributo a una giovane donna istriana i cui giorni furono spezzati nelle orrende profondità delle foibe a causa delle brutalità subite per mano dei partigiani jugoslavi. L’appuntamento al Casa D’Abruzzo Club rientra in tutta una serie di iniziative che sono state promosse in quasi tutto il mondo, a dimostrazione di quanto sia importante mantenere vivo il ricordo della tragedia e dell’orrore vissuto da migliaia di persone, che hanno perso la vita tra il 1943 e il 1945, proprio in quelle sinistre fenditure nelle rocce del Carso, le foibe.
L’idea di dedicare una giornata a Norma Cossetto è nata, infatti, a Viterbo in tempi anche piuttosto recenti, ovvero nel 2018, su iniziativa di Maurizio Federici. In breve tempo, questa iniziativa è poi cresciuta in popolarità, oltrepassando i confini nazionali, tant’è che l’edizione di quest’anno è riuscita a coinvolgere oltre quattrocento città lungo tutto il territorio globale.
Norma Cossetto, giovanissima studentessa dell’Istria nel 1943, rifiutò di unirsi al movimento partigiano jugoslavo, un gesto che le costò la libertà e la dignità. Fu arrestata, tormentata, brutalizzata, e poi, in circostanze terribili, gettata nelle oscure profondità delle foibe, forse ancora viva. La rievocazione del suo martirio, come puntualizzato anche da Felice De Lucia, rappresentante dell’ANSI e promotore dell’evento qui a Melbourne, non è servita solo a ricordare l’orrore delle foibe, ma anche per commemorare tutte quelle donne che, purtroppo, ancora oggi – e sempre più numerose – sono vittime di violenza.
L’evento ha radunato una moltitudine di persone che, al termine della rappresentazione stessa, hanno depositato dei mazzettini di rose rosse ai piedi del monumento raffigurante l’aquila, emblema eretto dal club abruzzese in onore della propria città. Ma perché i partecipanti hanno deciso di lasciare proprio delle rose rosse? Questa scelta è anche un tributo a Santa Rosa, la patrona di Viterbo, la città che ha dato il via a questo toccante momento di celebrazione. In vista degli anni futuri, Felice De Lucia nutre il desiderio di coinvolgere un pubblico ancora più vasto, in particolare le giovani generazioni. “È imperativo educare i giovani su questo capitolo oscuro della storia e, oggi, numerosi cittadini, associazioni ed enti locali si sono uniti per evitare che questo bellissimo fiore cresciuto nelle profondità delle foibe appassisca”.