WASHINGTON - Il motivo? Un ordigno che solo gli Stati Uniti hanno a disposizione.
Il sito di arricchimento nucleare iraniano di Fordow è situato a circa 100 metri sotto terra, all’interno di una montagna, il che lo rende praticamente inaccessibile agli attacchi aerei convenzionali. Secondo gli analisti, finché questo impianto rimarrà operativo, il programma nucleare iraniano potrà subire rallentamenti, ma non essere definitivamente distrutto.
“Esiste solo un’arma al mondo in grado di distruggere un sito come Fordow, e solo un aereo in grado di trasportarla”, ha dichiarato Cedric Leighton, colonnello in pensione dell’Aeronautica statunitense e analista militare per la CNN.
L’arma in questione è la GBU-57, conosciuta anche come “bunker buster”, una bomba penetrante di precisione lunga sei metri e pesante 13,6 tonnellate, capace di colpire bersagli profondamente interrati dopo molteplici impatti e deflagrazioni.
L’unico aereo in grado di trasportare questo ordigno è il bombardiere strategico B-2 Spirit degli Stati Uniti. Ad Aprile, 6 B-2 erano stati dislocati nella base di Diego Garcia nell’Oceano Indiano, pronti a colpire le postazioni Houthi nello Yemen. A maggio erano stati fatti rientrare in quanto necessitano di rimanere stazionati in particolari hangar condizionati al fine di preservarne la verniciatura che li rende opachi alle scansioni radar, ma potrebbero tornare ad essere dislocati nell’Oceano Indiano a stretto giro per colpire l’Iran.
“Israele non possiede né i bombardieri B-2 né le GBU-57 - ha spiegato Leighton -. Ed è per questo che sta facendo pressioni affinché Washington partecipi alla campagna aerea contro l’Iran”.
L’ex presidente Donald Trump, di ritorno dal G7 in Canada, si è concesso due settimane di tempo per decidere se autorizzare o meno l’intervento statunitense. Una decisione che potrebbe cambiare drasticamente gli equilibri nella regione e oltre.