MONTREAL - Preservare un’identità culturale in un contesto migratorio non è un semplice esercizio di nostalgia, ma un gesto di responsabilità collettiva. Quando una comunità decide di raccontarsi, di ricordare da dove viene e di dare nuovo significato a quei riferimenti culturali che l’hanno plasmata, sta costruendo ponti tra generazioni, luoghi e appartenenze.

La Primavera Molisana, promossa per la prima volta quest’anno dalla Federazione delle associazioni molisane del Québec, si inserisce proprio in questa prospettiva. Una rassegna culturale nata per raccontare, rafforzare e condividere la ricchezza della cultura molisana con la città di Montréal, dove vive una delle comunità molisane più numerose fuori dall’Italia.

L’iniziativa è articolata in una serie di eventi organizzati in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e si svolge nel corso di più settimane, tra il mese di maggio e l’inizio di giugno. “Tutto è iniziato con un concerto di Lino Rufo”, racconta Cassandra Marsillo, segretaria della Federazione. “Lino ha musicato poesie di Giose Rimanelli, poeta originario di Casacalenda, e il 9 maggio ha portato a Montréal questo progetto in un concerto al Centro Leonardo da Vinci. È stato un evento molto sentito: la sala, con 130 posti a sedere, era quasi piena”.

Il legame tra Rimanelli e Montréal è più profondo di quanto si possa pensare: sebbene il poeta abbia trascorso gran parte della sua carriera negli Stati Uniti, sua madre era nata proprio a Montréal.

L’idea di estendere il concerto a una vera e propria rassegna è nata grazie alla disponibilità e all’iniziativa dell’Istituto Italiano di Cultura. “Il direttore, Sandro Cappelli, ci ha proposto: perché non facciamo tutta una primavera di eventi?”, spiega Marsillo. “Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta, anche perché l’Istituto ci ha dato grande sostegno. Così è nata la Primavera Molisana”.

Gli intrattenitori della serata con Lino Rufo. In foto sono: Bartolomeo Marsillo, Firas Haddad, Emil Woest, Massimo Valeriani, Lino Rufo, Antonio D’Alfonso e Jordan Black.

Il programma, in continuo aggiornamento, include appuntamenti che spaziano dalla musica alla linguistica, dal cinema alla riflessione storica. Il 21 maggio si terrà A vije du Molise, una discussione pubblica dedicata alla storia dei dialetti molisani, affrontata attraverso una prospettiva linguistica, storica e poetica. Il 26 maggio sarà proiettato il film Volevo nascondermi, interpretato da Elio Germano, attore legato al Molise per origini familiari, mentre il 9 giugno si chiuderà con la proiezione del documentario Molise Tropico Felice, che offre uno sguardo contemporaneo sulla regione.

Tutte queste iniziative sono il frutto del lavoro congiunto della Federazione delle associazioni molisane del Québec, che raggruppa oggi 16 associazioni attive principalmente nell’area di Montréal. “L’associazione più antica è quella Casacalendese, che ha festeggiato i suoi cent’anni l’anno scorso”, sottolinea Marsillo. La missione della Federazione è chiara: offrire alla comunità molisana del Québec gli strumenti per salvaguardare e valorizzare la propria identità culturale, promuovendo un senso di appartenenza e continuità tra le generazioni.

Un’identità che affonda le sue radici in una storia migratoria articolata, avviatasi soprattutto nel secondo dopoguerra. “Gran parte dell’emigrazione c’è stata dopo la Seconda guerra mondiale”, spiega Marsillo. “Il Molise era una regione povera e ha subito l’occupazione tedesca. Come spesso avveniva in quegli anni, partiva prima un uomo, di solito il padre o il figlio maggiore, che poi faceva arrivare il resto della famiglia”.

Il Québec, e in particolare Montréal, ha rappresentato una delle principali mete di questa emigrazione, favorita anche dalla presenza di reti familiari e comunitarie già consolidate. Non è un caso se oggi, secondo alcune stime, la comunità italiana della provincia raggiunge le 80.000 persone, tra cui un numero significativo di molisani e loro discendenti.

Il progetto della Primavera Molisana risponde quindi a un’esigenza sentita: quella di rafforzare la visibilità e la coesione di una comunità che ha saputo mantenere vivo il legame con le proprie origini. “Non è solo una questione di memoria”, conclude Marsillo, “ma anche di trasmissione. Dobbiamo continuare a raccontare chi siamo, da dove veniamo, e farlo attraverso la cultura ci permette di coinvolgere le nuove generazioni in modo autentico e partecipato”.

La Primavera Molisana si propone così come uno spazio di riconoscimento e dialogo, capace di rendere visibile una storia collettiva che continua ad arricchire il tessuto multiculturale di Montréal.