CANBERRA - La visita ha incluso incontri ad alto livello con il presidente Xi Jinping e altri leader cinesi, ma anche tappe simboliche come la Grande Muraglia e il centro di ricerca sui panda giganti di Chengdu.

Secondo Albanese, queste attività non erano semplici momenti fotografici, ma strumenti utili a promuovere l’Australia come partner culturale, economico e turistico. “Mostrare rispetto non costa nulla, ma produce risultati”, ha dichiarato.

L’opposizione, tuttavia, ha accusato Albanese di non aver ottenuto risultati concreti. Il senatore liberale James Paterson ha messo in dubbio la necessità di “posare con i panda” mentre la portavoce dell’opposizione agli Affari esteri Michaelia Cash ha criticato la mancanza di progressi su un accordo commerciale con gli Stati Uniti, affermando che Washington è “il vero pilastro della nostra sicurezza”.

Durante la visita, Albanese ha anche sollevato le preoccupazioni del governo riguardo alle esercitazioni militari cinesi nel Mar di Tasmania, ma secondo alcune fonti, Xi avrebbe minimizzato la questione. Su questo punto Cash ha accusato il governo di non aver fatto abbastanza per difendere la posizione australiana.

Nonostante le critiche, Albanese ha definito il viaggio “molto positivo” e ha ribadito l’importanza di mantenere aperti i canali diplomatici. Il primo ministro ha sottolineato che l’equilibrio tra commercio con la Cina e sicurezza con gli Stati Uniti è fondamentale per l’interesse nazionale.

Il viaggio ha segnato un passo importante nel riavvicinamento tra Canberra e Pechino, ma ha anche evidenziato le sfide complesse che l’Australia deve affrontare nel gestire le sue alleanze strategiche.