Fifa ha 15 anni quando il padre le dice di raggiungerlo alla piscina comunale di Botany, Sydney, dove lui sta lavorando come giardiniere, per assistere agli allenamenti della campionessa olimpionica di nuoto Dawn Fraser. Fifa non si lascia sfuggire l’occasione e si precipita ad ammirare di persona l’atleta, una vera e propria figura di culto degli anni ’60 in Australia, celebre per le sue prodezze sportive e il suo spirito indomito.

Ma proprio quel giorno la madre nota un annuncio di lavoro sul giornale e la fa rintracciare alla piscina. “Mi disse di presentarmi al colloquio. Io inizialmente non volevo proprio andare. Avevo appena finito un anno di business college – racconta l’ex Ad della casa discografica Albert Music – e mi volevo prendere due settimane di vacanza”.

Quel che successe in seguito è la dimostrazione di come il banale tentennamento di una quindicenne durante le vacanze estive possa decidere una carriera fatta di grandi soddisfazioni.

Fifa Riccobono seguì il consiglio della madre e si presentò al colloquio di lavoro ad Albert Music, dove è poi rimasta per quarant’anni, cominciando come segretaria fino a diventare la prima donna australiana a capo di una casa discografica. Per il suo servizio all’industria musicale del Paese ha ricevuto nel 2019 l’onorificenza di Member of the Order of Australia (AM) e la sua carriera è narrata anche nell’ambito della mostra permanente The Australian Music Vault, presso Arts Centre Melbourne, al momento visitabile online.

Fifa, diminutivo di Crocifissa, aveva quattro anni quando con i genitori ha lasciato il paese nativo di Balestrate, in provincia di Palermo, per trasferirsi a Sydney, prima a Leichhardt e poi a Mascot, dove la famiglia aprì un alimentari. “Mi ricordo i miei primi giorni a scuola. Non avevo amici perché non parlavo una parola d’inglese. Poi una suora mi prese sotto la sua ala, e penso che fu grazie a lei che recuperai pienamente l’iniziale svantaggio”. Nessuno in Australia riusciva a pronunciare bene il nome Crocifissa, e così da quando aveva cinque anni è sempre stata Fifa, o anche Fifetta. “Adoro il mio nome. Non è mai stato un problema per me. Crocifissa mi ricorda mia nonna, e Fifa è un nome che nessuno dimentica. Oltre a me ce l’ha soltanto la Federation of International Footballers Association”!

Il suo primo ruolo ad Albert Music fu come segretaria del manager incaricato di trascrivere gli spartiti delle composizioni musicali e orchestrali. “Mi ricordo che il suo lavoro mi sembrava un sogno. Quest’uomo è pagato per ascoltare e scrivere musica! Era anche un magnifico pianista. Mi sentivo io stessa molto fortunata, anche perché mio padre mi aveva trasmesso il suo amore per la musica. Non ho mai conosciuto nessuno più appassionato di lui, soprattutto di opera lirica. Persino da piccolo, quando tutti i bambini impazzivano per l’arrivo in paese del circo, lui preferiva spendere i suoi pochi risparmi per andare a vedere l’opera. Ma ascoltava anche i grandi crooners americani come Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como e Pat Boone. È morto a soli 50 anni, e da quel momento anche mia madre cominciò ad ascoltare musica ogni giorno, perché la faceva sentire più vicina a lui”.

Una giovanissima Fifa dietro la macchina da scrivere negli uffici dell’etichetta discografica Albert Music, a Sydney, dove ha cominciato a lavorare a 15 anni ed è rimasta per quattro decenni

Fifa lavora ad Albert Music da quattro anni quando la famiglia progetta un viaggio in Italia. “I miei genitori non erano più tornati da quando erano emigrati in Australia nel ’55 e ci tenevano moltissimo a farmi conoscere zii e cugini. Ma saremmo stati via quattro, forse sei mesi, e non sapevo come assentarmi dal lavoro per così tanto tempo”. Evidentemente Fifa è già molto apprezzata ad Albert Music, perché l’allora capo dell’azienda, Ted Albert, le tiene il posto.

Al suo ritorno la casa discografica sta entrando in una nuova fase di produzione e promozione di dischi. Sono gli anni d’oro di Albert Music, quando la compagnia sforna uno dopo l’altro artisti di successo che interpretano le composizioni del duo Harry Vanda & George Young (già membri della leggendaria band Easybeats, famosa anche in Italia con brani quali Friday on My Mind e Hello, How Are You).

Ogni tanto si presentano a registrare i due fratelli minori di George Young, tali Angus e Malcolm, in una prima incarnazione della band la cui notorietà avrebbe poi raggiunto livelli planetari. “Avevano già formato gli AC/DC – racconta Fifa –, ma fu solo con l’arrivo di Bon Scott nel 1975 che la band trovò la sua strada”. La sua prima impressione del leggendario frontman, come ricorda Fifa, fu davvero pessima: “Mi sembrava un tipo volgare. Poi il mio manager me lo fece conoscere dopo un concerto e mi resi conto che in realtà era un uomo affabile e dolcissimo. Negli anni seguenti siamo diventati molto amici”.

A conferma di come l’immagine della rockstar maledetta sia quasi sempre solo un patina esteriore, a uso e consumo di fan e media, Fifa racconta di quando portava i musicisti a conoscere sua madre. “Anche lei adorava Bon Scott e i fratelli Young. Malcolm Young la invitava sempre alla sua festa di Capodanno. Un giorno mia madre mi disse che aveva letto alcuni commenti negativi sugli AC/DC, in cui venivano accusati di diffondere il satanismo, ma io le ricordai che a differenza dei giornalisti lei li aveva conosciuti di persona”. Detto questo, non si può neanche affermare che Bon Scott fosse un tipo da tirarsi indietro di fronte alle sregolatezze tipiche del suo ambiente, tanto che finì per pagarne il prezzo più alto, quando a soli 33 anni venne trovato senza vita in un’automobile a Londra, a seguito di un’intossicazione acuta da alcol.

“I fratelli Young erano sconvolti dal dolore – ricorda Fifa – ma furono proprio i genitori di Bon a insistere perché la band continuasse senza di lui. Dissero che Bon stesso lo avrebbe voluto.” Fu così che, dopo moltissimi provini, i fratelli Young assoldarono Brian Johnson e incisero Back in Black, uno degli album più venduti di tutti i tempi. “Non riesco a pensare a nessun’altra band che sia riuscita ad avere ancora più successo dopo la perdita del frontman – afferma Fifa –. D’altronde ognuno dei componenti aveva un ruolo fondamentale, e i fratelli Young avevano una chiara visione di dove volevano portare la loro musica”.

Fifa invece cominciava a nutrire incertezze sul proprio futuro. Dopo vent’anni di dedizione totale al lavoro, di viaggi in Australia e all’estero per la promozione dei dischi, aveva forse tralasciato se stessa. “Ted Albert fu molto comprensivo e mi disse: ‘Mi hai dato gli anni migliori della tua vita e non voglio che tu abbia rimpianti’. Così mi presi una pausa di due mesi, ma al mio rientro, non appena squillò per la prima volta il telefono, capii che non avrei potuto farcela”. Fifa rimase lontano dalla musica per tre anni, trovandosi un impiego presso una compagnia di traghetti, “dove non mi portavo il lavoro a casa”.

Poi nel giorno del suo compleanno morì Ted Albert. “Pensai fosse un segno. E decisi di tornare, prendendo le redini della compagnia. E sono rimasta altri vent’anni”.

Nel frattempo il panorama musicale si è trasformato profondamente. Le canzoni sono a portata di un clic, facili da possedere e poi dimenticare. “Gruppi come gli AC/DC e gli Angels non pensavano solo ai singoli di successo: era tutto in funzione dell’album. E noi volevamo l’intero album, perché non ci accontentavamo del singolo. Era un altro tipo di esperienza. Questo purtroppo si è perso. Adesso l’ascoltatore fa indigestione di un singolo brano, fino alla nausea”. Come membro del Consiglio di amministrazione di APRA (Australasian Performing Right Association), Fifa ha anche vissuto l’era della pirateria musicale. “Mi ricordo di una lite furiosa con un mio cugino che si vantava di aver scaricato illegalmente alcune canzoni. Non riuscivo a credere che non potesse spendere un dollaro e cinquanta per una bella canzone. È così che si ringraziano gli artisti? Ancora oggi, a dieci anni di distanza, continuiamo a litigare!”.

Durante la cerimonia ufficiale per la consegna del Member of the Order of Australia per il suo servizio all’industria musicale, nel 2019, assieme al governatore del NSW Margaret Beazley.

Un paio di anni fa Albert Music è stata venduta alla major discografica BMG e Fifa continua a collaborare nel ruolo di consulente, oltre a occuparsi di progetti indipendenti. Sul valore fondamentale della musica Fifa non ammette discussioni, ed è impegnata da molti anni nell’organizzazione benefica di terapia musicale Nordoff-Robbins. “Trovo davvero ridicolo chi pensa che la musica non sia importante, e credo che non venga insegnata abbastanza nelle scuole – conclude –. Significa privare i ragazzi di uno stimolo vitale”.