Eusebio Marcocci è un uomo che incarna la determinazione, il sacrificio e l’attaccamento alle proprie radici. Partito da Filetto, in Abruzzo, a soli tredici anni, si trasferisce in Australia con i suoi fratelli maggiori, portando con sé l’incoscienza ribelle di un bambino che non amava particolarmente la scuola e che, di fatto, si guadagnava frequenti punizioni per il linguaggio “vivace” nelle aule della scuola cattolica di Melbourne.

Cercando di adattarsi alla nuova vita, ha presto imparato l’inglese in modo del tutto personale, leggendo i fumetti di Topolino e Daffy Duck: “Erano semplici da leggere e i disegni mi aiutavano a capire meglio il contesto in cui si stava svolgendo la scena, permettendomi di comprendere quando vanno utilizzate determinate parole”.

Dopo l’esperienza alla scuola cattolica,  prova a entrare in quella statale, ma anche qui le cose non sembrano andare meglio: alcuni bambini più grandi hanno cominciato a farsi beffa di lui, ordinandogli di raccogliere la carta dal cortile della scuola. “Io cercavo di fargli capire che non ero lì per pulire, e così mi sono ritrovato in mezzo ad altre liti”.

“Non ero un bravo studente – ammette Eusebio Marcocci –; avevo altre cose in mente”. Ed è proprio lontano dai banchi di scuola che ha trovato nella forza del lavoro il suo linguaggio, e nella resistenza al sacrificio la sua identità. In effetti, l’approccio di Eusebio Marcocci è sempre stato orientato al lavoro, e in Australia si è sempre dato molto da fare, svolgendo dapprima le mansioni più umili e trasformando ogni minima opportunità in un’occasione di guadagno. Ricorda, infatti, che nei primi anni di permanenza in Australia riusciva a guadagnare qualche spicciolo vendendo le bottiglie vuote che venivano lasciate in giro per la città. “Ne raccoglievo una dozzina e ci guadagnavo una manciata di penny. All’epoca, con tre penny riuscivi a comprare quattro o cinque chili di banane, ed è quello che ho fatto per un po’ di tempo. Fino a procurarmi un’intossicazione alimentare”, scherza. 

Dopo i primi anni di adattamento, intraprende un apprendistato in macelleria, settore in cui avrebbe costruito il proprio futuro. Negli anni Sessanta apre University Meat, una macelleria a Carlton, che diventa rapidamente un punto di riferimento. “Sono bravo in quello che faccio; sono preciso nel taglio della carne. Mi alzavo sempre un’ora prima, così che avessi venticinque ore al giorno per fare tutto quello che avevo da fare”. 

L’abilità di Marcocci nel commercio della carne è tale che presto inizia a rifornire hotel, ristoranti e ospedali, ampliando il suo giro d’affari fino a creare il gruppo University Food Group, che oggi comprende anche Country Cooked (servizio specializzato nella produzione e distribuzione di piatti precotti a base di carne e verdure) e Service Sphere (oggi leader del settore nella fornitura di attrezzature per il caffè, assistenza, ricambi e formazione tecnica in Australia).

Tornato in Italia per un breve periodo negli anni Sessanta, Eusebio Marcocci incontra Pasqualina Giovannina, la donna della sua vita e futura madre dei suoi figli, con cui tornerà in Australia per costruire insieme la loro famiglia. I due si sono sposati nell’agosto del ’65 in Italia: a Melbourne, lei si è occupata principalmente dell’educazione dei figli e delle faccende domestiche, mentre Eusebio era impegnato tra le sue tante attività. 

Nonostante l’intensa attività imprenditoriale, Eusebio Marcocci non ha mai dimenticato la sua comunità e il suo paese d’origine. Tra le sue numerose iniziative sociali, è stato socio fondatore dell’Abruzzo Club e presidente del Teatro Italo-Australiano, dove ha lavorato a stretto contatto con Nino Randazzo. 

È stato un attivo sostenitore della lingua e cultura italiana, finanziando borse di studio per giovani che desiderano studiare in Italia e collaborando con la Società Dante Alighieri. Profondamente segnato dal terremoto del 2009, ha partecipato attivamente alla raccolta di fondi ora destinati alla ricostruzione della la torre civica de L’Aquila gravemente danneggiata dal sisma. 

Negli anni Novanta, al figlio Maurizio, appena tredicenne, venne diagnosticato il linfoma di Hodgkin. Marcocci ricorda quegli anni con dolore, tra le numerose visite in ospedale per sostenere tutte le cure necessarie. “All’inizio non riuscivo a capire – commenta –. Ero così preso dai miei impegni e dal lavoro che ignoravo l’esistenza di queste malattie. È stato un dolore grandissimo”. 

Ai tempi, però, le strutture ospedaliere erano spoglie e precarie, ed è per garantire ai bambini lì ricoverati di non sentirsi privati della propria dignità e rendere quell’ambiente un po’ più accogliente, che la famiglia Marcocci, insieme a due altre famiglie, ha iniziato a raccogliere dei fondi da destinare al miglioramento dei locali sanitari. 

Oltre ciò, la famiglia Marcocci ha cofondato la My Room Children’s Cancer Charity, un’organizzazione senza scopo di lucro impegnata da decenni nella lotta al cancro infantile. Attraverso questa fondazione, offre sostegno economico e morale alle famiglie dei bambini colpiti dalla malattia e finanzia la ricerca medica, l’acquisto di nuovi macchinari e trattamenti all’avanguardia.

“Non sono i soldi che fanno l’uomo, ma è l’uomo quello che fa i soldi,” sostiene con convinzione. Marcocci crede fermamente che il valore di una persona risieda nella sua capacità di creare e restituire alla comunità, piuttosto che nella ricchezza materiale. 

“Tante volte mi hanno proposto come Cavaliere, ma io sono dell’idea che tutti gli italiani che hanno lasciato la propria terra per venire a lavorare in Australia debbano ricevere questa onorificenza. Abbiamo tutti contribuito a questo Paese, abbiamo dato tanto all’Australia”.

Dietro ogni impresa, ogni iniziativa comunitaria, si cela un uomo ambizioso e lungimirante, mosso dal desiderio di “stare insieme e creare qualcosa per la comunità”. Di sé, Marcocci afferma: “Ho il cervello più grande della pancia. Sono una persona molto ambiziosa, cerco di inserirmi in qualsiasi progetto in cui riesco a percepire anche il più piccolo granello di opportunità”. 

E in effetti, secondo i suoi calcoli, Marcocci dovrebbe vivere almeno altri vent’anni per realizzare i tanti altri progetti che ha in programma, tra cui la costruzione di una fontana nei pressi del bellissimo complesso residenziale La Storia di Carlton, costruito dalla Marcocci Property Group.

Di recente, l’impegno comunitario di Eusebio Marcocci è stato riconosciuto con il Lifetime Achievement Award conferitogli dalla Camera di Commercio Italiana nel corso della serata dedicata ai Business Awards.