Alla Curzon Hall di Marsfield si è tenuta, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Canberra, la quinta edizione del Premio Genio Vagante.

Questo premio è un riconoscimento istituito dal Vittoriale degli Italiani nel 2017 per onorare italiani di talento che, lavorando all’estero, hanno contribuito con le loro eccellenze a dare prestigio al Paese d’origine.

Il premio vuole celebrare quei “cervelli in fuga” che, pur vivendo e lavorando fuori dall’Italia, mantengono un legame culturale e professionale con il loro Paese natale, arricchendo il patrimonio italiano con il proprio impegno. Quest’anno, il prestigioso riconoscimento è stato conferito all’astrofisica Orsola De Marco, per il suo straordinario contributo nel mondo scientifico e per il suo ruolo di rappresentante della scienza italiana all’estero.

Tra i presenti alla cerimonia, anche il presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri, che ha reso omaggio all’importanza del lavoro di De Marco per la comunità scientifica.

L’incontro con De Marco, professoressa presso la Scuola di Scienze Matematiche e Fisiche e il Centro di Ricerca di Astrofisica e Tecnologie Spaziali presso la Macquarie University di Sydney, rivela una scienziata non solo appassionata del suo campo, ma anche pienamente consapevole dell’importanza dell’ispirazione e del trasferimento delle conoscenze alle nuove generazioni.

Nonostante la sua impressionante carriera che l’ha portata a Zurigo, New York, Londra e, appunto, Sydney, De Marco ha affrontato il tema del riconoscimento con grande umiltà.

“Sono rimasta un po’ sorpresa quando ho ricevuto il premio”, confida, aggiungendo che il processo di selezione è stato piuttosto inatteso, dato il vasto numero di italiani all’estero che lavorano in vari ambiti scientifici. Tuttavia, De Marco ha accettato il premio con gratitudine, riconoscendo il proprio ruolo tra coloro che, come lei, hanno dedicato la vita alla scienza.

L’astrofisica, riflettendo sulla sua carriera e su quello che la rende più orgogliosa in termini di impatto pratico e influenza nel mondo che la circonda, non ha davvero dubbi.

“L’ insegnamento è la cosa più importante a questo punto, perché veramente quando riesci ad ispirare questa passione alle generazioni successive, è davvero un successo. E un’altra cosa, il servizio alla propria comunità, in questo caso la comunità astronomica, è fondamentalmente importante – dice De Marco –, quando si arriva ad un certo punto della propria carriera, con un certo nome, una certa età e anche una certa esperienza, è la cosa più importante da fare restituire un po’ alla comunità e un po’ anche alla società”.

Con grande affetto, De Marco ricorda come sin da bambina fosse attratta dal desiderio di scoprire l’ignoto: “Mia madre mi diceva sempre che ero con la testa tra le stelle, non ricordo di avere mai avuto altre passioni rispetto alla mia vita lavorativa”.

Questo interesse precoce è poi fiorito in una carriera che non solo ha ampliato la nostra conoscenza dell’universo, ma ha anche lasciato un’impronta indelebile nella formazione di giovani scienziati.

Nonostante i progressi raggiunti, l’astronomia ha ancora molte domande senza risposta, una delle quali riguarda la materia oscura e l’energia oscura, che costituiscono il 96% dell’universo: “C’è una quantità di roba nascosta e sarà una questione per i prossimi cent’anni di ricerca”, commenta con entusiasmo.

La scienza, per De Marco, è una continua esplorazione, e lei è pronta a guidare la prossima generazione di astronomi verso la scoperta di queste affascinanti e misteriose forze cosmiche.

De Marco spiega un altro punto importante: “La scienza di base, pur non producendo benefici immediati, è essenziale per il progresso scientifico a lungo termine. A differenza della scienza applicata, come ad esempio l’uso pratico dei laser, la scienza di base esplora concetti fondamentali, come la meccanica quantistica, i cui benefici diventano evidenti solo dopo decenni”.

De Marco sottolinea poi che, se si investe solo nella scienza con ritorni immediati, si rischia un vuoto di conoscenza nelle future generazioni.

Inoltre, la ricerca astronomica, anche se mirata a obiettivi non direttamente applicabili, ha prodotto tecnologie e ha favorito la traslazione di strumenti astronomici in altri campi industriali, con applicazioni che vanno ben oltre l’astronomia.

“Un esempio è la teoria quantistica che, pur sembrando esoterica in passato, ha portato oggi allo sviluppo dei computer quantistici, che potrebbero rivoluzionare il futuro”.

De Marco aggiunge che l’astronomia non solo produce scoperte, ma ispira e promuove la cooperazione internazionale, agendo come soft power.

Il soft power – come lo descrive l’astrofisica – è la capacità della scienza di influenzare il mondo senza ricorrere a forze militari o politiche, ma attraverso la collaborazione, la curiosità e la scoperta. In un mondo pieno di guerre, essere in un contesto internazionale dove la gente non pensa ai conflitti ma si occupa di scienza è un punto di partenza molto importante”.