Lo spazio espositivo è stato accuratamente allestito, attirando l’attenzione di numerosi visitatori che hanno, in questo modo, avuto l’opportunità di conoscere e avere prova tangibile dell’importante contributo che la comunità italo-australiana ha apportato a livello culturale. La mostra d’arte comprendeva, infatti, alcune opere di artisti italo-australiani che, con la loro sensibilità creativa, hanno saputo incidere il panorama artistico e culturale nazionale e internazionale. Michelangelo Russo, Fabrizio Biviano, Domenico De Clairo e Marina Strocchi non sono solo i nomi di alcuni artisti di talento, quanto di persone che, seppur in minuscola parte, condividono uno stesso trascorso, uno stesso punto di inizio: quelle radici estirpate all’Italia.
Abbiamo avuto il piacere di confrontarci con Marina Strocchi, per la prima volta in mostra alla Melbourne Italian Festa, un’occasione per lei importante in quanto “mi offre la possibilità di ricollegarmi con il mio lato italiano”. L’artista, figlia di un emiliano che ha poi emigrato in Australia, ha spiegato di aver iniziato a dipingere all’età di 29, nonostante l’arte – nelle sue più svariate forme – sia stata una variante costante all’interno della sua vita, un percorso che Marina ha cercato di intraprendere esplorandolo da più vie. “Prima di allora, mi sono dedicata all’arte comunitaria”, ha spiegato.
Marina ha parlato della sua arte come di una “risposta all’ambiente naturale che mi circonda”, dove “nulla è frutto di ciò che potremmo definire uno ‘sforzo volontario’. Piuttosto, è il risultato di un sentire innato, qualcosa che si nasconde dentro di me e che esce fuori… in un modo o nell’altro”, per poi affermare che, nonostante la sua matita si sia perfezionata nel tempo e il suo sentire sia certamente maturato, ci sono alcuni elementi che potremmo definire quasi intrinsechi, parte imprescindibile dello stile ‘strocchiano’ e che ne qualificano la riconducibilità. “La mia arte è molto lineare, credo che derivi dalla forma dell’incisione – Marina ha parlato, nello specifico, di printmaking –, un processo artistico che ho studiato quand’ero ventenne. Un elemento fondamentale è il layering - che in italiano potremmo tradurre come stratificazione della vernice, secondo un processo che prevede la completa asciugatura del primo livello del colore, prima di passarne un altro -, e piccoli dettagli di colore. Tendo ad assicurarmi che tutta l’area della tela venga utilizzata e che il tutto sia iper-dettagliato, mi piace lasciarmi coinvolgere nella realizzazione dei più piccoli dettagli”.
Ci siamo poi soffermati su un dipinto che ha catturato in modo particolare la nostra attenzione, The Vineyards of Madden’s Lane, un’opera che “trae ispirazione dalla mia nuova casa nella Yarra Valley, un’are che mi ricorda molto alcune lande della Toscana e dell’Italia del Nord, con i suoi vigneti, orti e frutteti”. Il richiamo italico è presente anche in altri lavori di Marina, come ne La Vendemmia, “una serie di dipinti ispirati al mio viaggio nel paesino natale del mio papà, vicino Ravenna”.
Ne approfittiamo per ricordare che Marina Strocchi è in mostra, fino al prossimo 2 dicembre, all’Australian Galleries Melbourne. Per maggiori informazioni, visitate il sito australiangalleries.com.au/artists/marina-strocchi/.