MILANO - La Procura ha riportato negli atti “giudizi morali” più che “elementi concreti”, e la “sproporzionata ampiezza dell’indagine” è stata impostata “come un processo alla speculazione edilizia nei confronti dell’intera città di Milano”. 

Lo scrive il legale Eugenio Bono, difensore di Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione paesaggio, in una memoria depositata al gip di Milano, Mattia Fiorentini, nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica. Il documento difensivo contesta, in particolare, le esigenze cautelari dei pericoli di inquinamento probatorio, fuga e reiterazione del reato, per cui i pm hanno chiesto il carcere. 

Nel frattempo, l’ex presidente della Commissione ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio davanti al gip.  

“Non c’è alcun episodio corruttivo, né nessun sistema per come è delineato dalla Procura”, ha spiegato l’avvocato Eugenio Bono, chiarendo che la difesa ha depositato al giudice una breve memoria difensiva solo sulle esigenze cautelari, e che Marinoni si difenderà “nel dibattimento”. 

Secondo la sua difesa, quindi, non ci sono ragioni per applicare all’indagato una misura cautelare, men che meno il carcere. “Ci siamo limitati all’aspetto delle esigenze cautelari ed eserciteremo la nostra difesa nel dibattimento”, ha spiegato l’avvocato. 

Hanno già preannunciato che risponderanno alle domande per difendersi, invece, l’ormai ex assessore Giancarlo Tancredi e l’imprenditore Andrea Bezziccheri di Bluestone. Potrebbero invece difendersi con la deposizione di memorie Manfredi Catella, imprenditore e CEO di Coima, Alessandro Scandurra, architetto ed ex vicepresidente della Commissione paesaggio, e Federico Pella, architetto ed ex manager della società J+S. 

Per Tancredi, indagato per concorso in corruzione, falso e induzione indebita, i pm chiedono i domiciliari.  

Per gli interrogatori sono presenti anche i magistrati titolari dell’inchiesta, Paolo Filippini e Mauro Clerici, con l’aggiunta Tiziana Siciliano.  

Gli ex funzionari pubblici, come Tancredi, Marinoni e Scandurra, sostengono che non c’è mai stato alcun accordo corruttivo con i costruttori e che in Commissione paesaggio si è lavorato nella massima trasparenza: di fronte a qualsiasi, anche lontano, conflitto di interessi, la parola d’ordine era “astenersi”. 

Per l’accusa, invece, i falsi nelle attestazioni della mancanza di conflitti di interessi sarebbero stati “palesi” e documentati, così come le consulenze ricevute da Marinoni e Scandurra, che sarebbero state di fatto “tangenti mascherate”. 

Un tema sarà il presunto concorso di Tancredi nella corruzione contestata a Marinoni e Pella: un’ipotesi di concorso nella corruzione anche senza “utilità” direttamente ottenute dall’ex assessore, ma come partecipazione al “patto corruttivo”, secondo i magistrati. 

Tancredi, che già due giorni fa in Comune ha rivendicato la sua “integrità e correttezza”, dovrà dare delucidazioni anche sui motivi di quelle presunte pressioni che avrebbero coinvolto anche il sindaco Sala e l’architetto Stefano Boeri per ottenere il parere favorevole della Commissione al progetto del Pirellino-Torre Botanica. 

Sarà da verificare, in pratica, se quell’accusa, contestata anche a Marinoni e Catella nell’imputazione, configuri una presunta induzione indebita. 

Catella, infine, sostiene di aver esercitato solamente un suo “diritto” di imprenditore a capo di un colosso che si occupa di investimenti immobiliari, senza aver commesso “alcun illecito”, e depositerà una memoria “con tutte le prove documentali oggettive della non corrispondenza al vero dei capisaldi della posizione della Procura”.