WASHINGTON – Urla, minacce e recriminazioni. L’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky si è trasformato in un duello durissimo e senza precedenti nello Studio Ovale, luogo simbolo della diplomazia americana che in oltre due secoli di storia ha ospitato i colloqui tra gli inquilini della Casa Bianca e centinaia di leader stranieri.

Come prima conseguenza, Donald Trump sta valutando la possibilità di interrompere tutte le spedizioni di aiuti militari in corso verso l’Ucraina. La decisione riguarderebbe miliardi di dollari di radar, veicoli, munizioni e missili in attesa di essere inviati nel Paese. 

Sotto lo sguardo attonito di reporter e membri del governo americano, il presidente e il suo vice JD Vance hanno messo all’angolo il leader ucraino che non è riuscito a rispondere a tono, complice anche la mancanza di un interprete, di solito presente in queste occasioni ufficiali. Venti minuti ad altissima tensione che si sono conclusi con la partenza anticipata di Zelensky dalla Casa Bianca.    

Al di là dei convenevoli iniziali la situazione è subito degenerata. Ad accendere la miccia di un rapporto incrinato almeno dal 2019 - quando il presidente ucraino si rifiutò di indagare sui rapporti tra Hunter Biden e la società energetica ucraina Burisma come chiesto dall’allora presidente Trump - è stata l’entrata a gamba tesa del numero due del tycoon, che ha accusato il presidente ucraino di aver mancato di rispetto agli Stati Uniti. 

“Dovresti ringraziare il presidente per aver cercato di coinvolgerti in questo colloquio”, ha attaccato l’ex senatore dell’Ohio. Visibilmente in difficoltà, il presidente ucraino ha provato a parlare al suo interlocutore del dramma che il suo popolo vive da tre anni. “Sei mai stato in Ucraina? Voi avete un bell’oceano e non sentite gli effetti della guerra ma li sentirete”, ha avvertito.

A quel punto, il commander-in-chief rimasto in silenzio durante gli attacchi del suo vice contro l’ospite straniero non si è più tenuto, ha preso la parola, segnato la fine della conversazione e, almeno per il momento, di qualsiasi accordo. “Non dirci cosa proveremo, noi staremo bene e saremo forti”, ha tuonato Trump progressivamente alzando la voce fino ad accusare Zelensky di “giocare con la terza guerra mondiale”.

“O fai un accordo o noi ci tiriamo fuori”, è stata la minaccia del tycoon nel silenzio dello Studio Ovale di fronte ai giornalisti ammutoliti e all’ambasciatrice ucraina a Washington, Oksana Makarova, accasciata sulla sedie con la testa tra le mani. “Se noi ci tiriamo fuori, te la dovrai vedere da solo e non credo andrà tanto bene”, ha incalzato il tycoon. 

“Senza le nostre armi avresti perso la guerra in 15 giorni”, ha insistito il presidente, che ha perfino definito il suo omologo “non molto intelligente”.