WASHINGTON - La fiducia degli americani nel loro presidente ha cominciato a calare dallo scorso luglio, ossia da quando ha cominciato a diffondersi la variante delta e il Paese è piombato in una nuova ondata di contagi Covid.
Un ulteriore tonfo si è avuto in agosto con il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan il cui risultato è stata la presa del Paese da parte dei talebani, oltre che la morte di 13 americani in un attentato kamikaze.
Il nuovo scoglio per il Presidente è ora l’approvazione della sua maxi agenda economica, ancora in stallo al Congresso.
Dati alla mano, Biden fa meglio del suo predecessore Donald Trump (che a nove mesi dall’insediamento aveva un gradimento del 37,8%) ma peggio dei presidenti degli ultimi 30 anni: Bill Clinton era al 44,9% e Barack Obama al 52,6%. Diverso il caso di George W. Bush, che veleggiava su cifre simili a quelle di Obama prima che gli attentati dell’11 settembre facessero schizzare la sua popolarità all’86,8%.
Lo stesso Barack Obama, in questi giorni, è sceso in campo per sostenere la candidatura del democratico Terry McAuliffe a governatore della Virginia.
La discesa in campo dell’ex presidente mostra l’importanza dell’elezione in Virginia, test nazionale per i democratici e soprattutto primo esame per l’amministrazione Biden in vista del 2022.
Se fino a poco tempo fa una vittoria di McAuliffe sembrava scontata, visto anche il successo nello Stato di Biden nel 2020, nelle ultime settimane a sorpresa il rivale repubblicano Glenn Youngkin ha recuperato e ora i due sono testa a testa con il 46% quando mancano pochi giorni al voto, in calendario il 2 novembre. Perdere in Virginia sarebbe una schiaffo per i democratici e una bocciatura per Biden.
L’Election Day 2021 vede anche il voto per il governatore del New Jersey, dove i democratici corrono con Phil Murphy contro il repubblicano Jack Ciattarelli, e l’elezione per il sindaco di New York, città dove il 98% degli elettori registrati è democratico.