MOSCA - Restrizioni all’accesso a Internet da telefono mobile, strade chiuse al traffico, carri armati nel centro cittadino. Sono i segnali che accompagnano la preparazione a Mosca della tradizionale parata militare per il Giorno della Vittoria, che il 9 maggio celebrerà l’80º anniversario della sconfitta del nazismo da parte dell’Armata Rossa. 

Nonostante sia coinvolta da oltre tre anni in una guerra dall’esito incerto in Ucraina, la Russia celebrerà in modo trionfale: sulla Piazza Rossa, insieme al presidente Vladimir Putin, sono attesi diversi leader internazionali sostenitori di un nuovo ordine multipolare alternativo a quello a traino occidentale. 

Anche la guardia d’onore dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) cinese ha partecipato il 3 maggio alle prove della parata militare del Giorno della Vittoria, per l’80° anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica, come la chiamano i russiu. 

Il 9 maggio sotto Putin è diventata la festa laica più importante dell’anno, nella quale la Russia mostra la sua potenza militare e la sua influenza geopolitica. Una ventina di leader provenienti da quattro continenti hanno confermato la loro presenza nella Piazza Rossa, dove l’ospite più atteso sarà il presidente cinese Xi Jinping. 

I vent’anni che separano il 60º e l’80º anniversario della Vittoria dimostrano il cambiamento avvenuto nella diplomazia del Cremlino dal 2005, quando Putin presenziò alla parata insieme all’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush. 

L’annessione della Crimea nel 2014 e l’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel 2022 hanno cambiato alleanze ed equilibri, accentuando internamente il culto delle vittorie militari. Secondo la propaganda russa, i soldati ucraini sono come i nazisti e “l’operazione militare speciale” è nobile quanto la Grande Guerra Patriottica, che permise all’Armata Rossa di arrivare a Berlino. Non solo: chi sostiene la resistenza ucraina all’aggressione è da considerarsi “filo-nazista”. 

La nuova postura di Washington, con il presidente Donald Trump più incline al dialogo con Mosca, ha spostato la narrazione del Cremlino sui nemici da combattere: dall’Occidente collettivo guidato dagli Usa, all’Europa che sostiene Kiev e che per questo viene descritta come “terra dell’eurofascismo”. Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha dichiarato: “Saremo lieti di vedere qui tutti coloro che desiderano celebrare con noi questa grande data. Questo è particolarmente importante ora che il nazismo ha nuovamente messo radici in Europa”. 

Oltre a Xi, sono attesi nella Piazza Rossa i leader dei Paesi che la Russia definisce “amici”: la presenza latino-americana sarà significativa con i presidenti del Venezuela, Nicolás Maduro, del Brasile, Inacio Lula da Silva, e di Cuba, Miguel Díaz-Canel. Ci saranno poi il vietnamita To Lam e il palestinese Mahmoud Abbas, oltre all’onnipresente alleato bielorusso Aleksandr Lukashenko. 

Dall’Europa, inoltre, sono attesi solo il primo ministro slovacco, Robert Fico, e il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik. Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, aveva confermato la sua presenza, ma nel fine settimana ha avuto un malore ed è al momento ricoverato a Belgrado. “In Europa non vediamo una volontà unanime di sradicare immediatamente il nazismo”, ha detto Peskov. Anche il premier indiano, Narendra Modi, doveva essere presente, ma ha annullato la visita sullo sfondo della crisi di sicurezza con il Pakistan. 

Mosca vede nella guerra in Ucraina il primo passo verso l’affermazione di nuove sfere di influenza, un’aspirazione incoraggiata dagli Usa di Trump e dal loro antagonismo verso l’Europa.