MILANO - Potrebbero essere le ultime ore in prigione per Renato Vallanzasca, l'ex ‘bandito’ che ha segnato la storia della Milano criminale negli anni 70-80. Anche il sostituto pg Giuseppe De Benedetto ha riconosciuto che le sue condizioni di salute sono “incompatibili col carcere”, e che deve essere inserito in una struttura di cura per la grave forma di demenza di cui soffre, come sostenuto dai legali Corrado Limentani e Paolo Muzzi. 

La richiesta sarà valutata dalla giudice della Sorveglianza Carmen D'Elia la cui decisione appare scontata anche alla luce della relazione dei medici del carcere di Bollate.  

“La malattia sta procedendo velocemente. Nel suo dossier clinico si legge che è affetto da una forma di demenza, probabilmente Alzheimer, che al momento viene curato solo col Tavor, cioè un tranquillante che non solo non aiuta a farlo stare meglio ma peggiora la situazione perché avrebbe bisogno di essere continuamente stimolato. I medici parlano di una forma di demenza polifattoriale, alla quale potrebbero avere contribuito anche i conflitti a fuoco e la lunga detenzione”, spiega all'AGI Limentani che si è visto respingere altre analoghe istanze in passato. 

Nel dossier clinico è scritto, riferisce il legale, che “Vallanzasca fatica a riconoscere le persone, è sofferente perché non riesce a esprimere col linguaggio quello che pensa, deambula in modo lento, non è autonomo nella cura della persona”. 

Al momento gode di permessi per uscire dal carcere e andare in un luogo di cura ma, si legge sempre nella relazione, non è nemmeno in grado di uscire e rientrare da solo, tanto che viene accompagnato dalla polizia penitenziaria perché è “disorientato nel tempo e nello spazio”.  

Vallanzasca ha trascorso in carcere 52 dei suoi 74 anni e sta scontando quattro ergastoli per omicidi, rapine ed evasioni. Gli avvocati hanno indicato ai giudici una struttura a Padova specializzata nel seguire pazienti con problemi di demenza.