CARACAS – Arrestata, rilasciata, ferita… Ieri pomeriggio si sono susseguite le versioni e le smentite sulla sorte di María Corina Machado, la leader venezuelana dell’opposizione, che aveva lasciato temporaneamente la clandestinità per intervenire alla manifestazione anti-Maduro convocata in tutte le principali città.

La partecipazione di Machado era prevista all’assembramento principale, quello di Chacao, municipio del distretto metropolitano di Caracas.

Concluso il suo discorso e scesa dal palco, la politica si è allontanata a bordo di una moto, scortata dai suoi fedelissimi. Quello che è successo dopo lo ha raccontato lei stessa, diffondendolo attraverso le reti sociali e i suoi portavoce nei diversi Paesi latinoamericani. Mettendo fine così alle voci e ai timori sulla sua incolumità.

“Uscendo dalla grande manifestazione a Chacao, molti cittadini mi hanno circondata e accompagnata, fino a quando sono salita su una moto che mi avrebbe portata via – dice –. Altre due moto ci accompagnavano”.

A un certo punto, la squadriglia si è ritrovata circondata da diverse moto, con a bordo agenti della Polizia Nazionale Bolivariana (Pnb).

“Hanno cercato di intercettarci”, afferma Machado, che asserisce di essere riuscita a proseguire, ma di avere sentito diversi spari.

Il racconto prosegue: “Le moto della polizia ci hanno intercettato, un funzionario mi ha chiesto il nome per confermare la mia identità. Subito dopo, sono stata bruscamente e violentemente tirata giù dalla moto da dietro e caricata su un’altra, tra due uomini. Così sono loro: attaccano una donna alle spalle”.

Dopo un lungo tragitto, però, gli agenti si sono improvvisamente fermati. “Mi hanno detto che avevano l’ordine di lasciarmi andare – riferisce – a condizione che registrassi un video come prova di vita. Ci sono volute diverse ore per allontanarmi dalla zona e trovare nuovamente rifugio”.

Nel video, a dire di Machado registrato sotto coercizione, la donna guarda la camera e conferma di stare bene e di essere al sicuro. Ma la versione governativa è diversa e nega la coercizione, esibendo il video come prova che non c’è stato nessun tentativo di detenzione.

Il conducente di una delle moto della scorta di Corina è stato ferito a una gamba nella sparatoria ed è stato arrestato.

“È evidente che ciò che mi è successo dimostra le profonde contraddizioni all’interno del regime: la loro azione erratica è un’ulteriore dimostrazione di come siano divisi internamente”, conclude la leader, secondo la quale a spingere per la sua liberazione hanno giocato anche “le immediate dichiarazioni e avvertimenti di governi di altri Paesi che hanno fatto capire al regime l’errore commesso rapendomi violentemente”.