MONTEVIDEO – In occasione della presentazione a Montevideo delle edizioni in spagnolo di Niente di vero (2022) e La vita è breve, eccetera (2023), entrambi pubblicati da Libros del Asteroide, l’autrice Veronica Raimo ha ripercorso alcune tappe del suo lavoro e della sua carriera.
Il punto di svolta è arrivato proprio con il primo di questi due titoli, romanzo con cui ha vinto il Premio Strega Giovani nel 2022 e che ha portato una svolta concreta nella sua vita professionale.
“Ovviamente non posso negare che il cambiamento mi abbia fatto piacere, in termini di libertà economica e di possibilità che mi sono state offerte. Non è facile vivere di sola scrittura e questo romanzo mi ha dato serenità da questo punto di vista”, spiega Raimo, che però vede anche “una trappola” dietro al successo. “L’ansia di non mantenere le aspettative – ammette –. Era una cosa che prima non mi assillava granché, anche perché non ce n’erano, mentre ora la sento in forma più o meno consapevole”.
Questa trasformazione l’ha portata anche a una maggiore consapevolezza dei problemi del sistema editoriale, che secondo l’autrice andrebbe ripensato.
“In Italia – riflette – si pubblicano tantissimi libri belli che scompaiono nel giro di un mese soltanto perché non hanno superato una soglia di attrattività per il mercato. Non ci sono molte realtà che scommettono su nomi poco visibili o che tentano di offrire uno spazio più ampio e diversificato nella loro proposta culturale”.
Una dinamica che, secondo Raimo, limita la varietà delle proposte culturali: “Tutto questo non fa bene alla letteratura e non fa bene alle persone che scrivono. Quindi sì, sono contenta del cambiamento dal punto di vista personale, ma da un punto di vista collettivo, sono meno ottimista”.
Anche l’attenzione internazionale verso i suoi libri è una componente nuova che l’autrice tiene in considerazione. “Sono una persona con una discreta mania del controllo, quindi se mi è possibile cerco di seguire la vita all’estero dei miei libri”, racconta, spiegando che le edizioni straniere l’hanno portata a viaggiare in luoghi nuovi: “Questa credo sia una delle cose più belle che mi sia capitata rispetto alla pubblicazione”.
Raimo, che da anni lavora anche sulle opere altrui, conosce bene l’impegno richiesto a chi deve trasferire un testo in un’altra lingua. Per lei, più che una questione di perdita o guadagno, ciò che conta è il valore stesso del processo: “È un processo interessantissimo, non mi chiedo tanto quanto perda o quanto guadagni un’opera in traduzione, diciamo che il semplice fatto che questo processo esista, che esista questa possibilità, è una cosa che dà un senso alla scrittura stessa”.
Il confronto con chi si occupa delle versioni estere cambia da libro a libro: “Se mi è possibile, e se il traduttore o la traduttrice me lo chiedono, mi confronto volentieri. Ma dipende molto dai casi, e da come lavora chi traduce, a volte mi è capitato di intervenire parecchio e altre volte per niente”.
Questa lunga familiarità con i testi altrui ha influito anche sul suo modo di scrivere: “Credo mi abbia dato un certo rigore. Stare così tanto dentro le parole degli altri ti fa essere più consapevole anche dei tuoi difetti, o dei tuoi vezzi. Da semplice lettrice non avrei avuto uno sguardo così accurato su un libro, e credo che parte di quell’accuratezza l’abbia riversata nella mia scrittura”.
Il cinema ha fatto parte del suo percorso, in particolare con la co-sceneggiatura di Bella addormentata di Marco Bellocchio (2012) e di altri progetti non realizzati per questioni produttive. Tuttavia, si tratta di un ambito che Raimo considera distinto dal lavoro sui romanzi: “Credo che l’influenza cinematografica nella mia scrittura venga più dall’amore che ho per il cinema e da tutti i film che ho visto”, afferma, spiegando che “una sceneggiatura non è un’opera realmente autonoma, e l’essere vincolata a dinamiche produttive su cui non ho alcun controllo per me è frustrante”.
La tappa uruguaiana fa parte di un soggiorno rioplatense che ha compreso anche una residenza a Buenos Aires e che arriva in un momento delicato per l’autrice, che ammette: “Mi terrorizza in generale pensare al futuro, non ho progetti a lungo termine per il momento”.
Nonostante l’incertezza, una cosa per ora resta definita. “Ho appena chiuso un nuovo romanzo qui nella residenza in Argentina, poi non so cosa farò”, conclude.