ROMA - Da oggi ricominciano le congregazioni generali, ovvero quegli incontri a cui partecipano tutti i cardinali, anche gli ultraottantenni non elettori che verranno invece poi esclusi dal Conclave. Le congregazioni sono un momento di incontro importante per una maggiore conoscenza tra i cardinali, molti dei quali non si conoscono, anche perché provenienti da sedi remote e molto lontane tra loro.
Servono quindi come occasione per individuare linee comuni e figure capaci di catalizzare consensi, eventualmente stringere alleanze che possano avere un peso in sede di voto, subito dopo l’ “extra omnes”, il “fuori tutti” che dichiara l’inizio del Conclave. Le congregazioni, che saranno guidate dal decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, che ha anche celebrato i funerali del Pontefice, continueranno da oggi e per ogni mattina fino al Conclave, mentre nel pomeriggio nella Basilica vaticana si celebreranno le messe dei novendiali, ovvero per i nove giorni di lutto iniziati con la messa funebre in memoria del Papa e che si concluderanno domenica 4 maggio.
Da lunedì 5 o, più probabilmente da martedì 6 maggio, se i preparativi saranno conclusi, i cardinali potranno riunirsi nella Cappella Sistina e procedere alle votazioni, non prima di 15 giorni e non oltre 20 dall’inizio della sede vacante.
Tra i nodi da sciogliere, e in fretta, durante le prossime congregazioni, c’è quello che riguarda il cardinale Giovanni Angelo Becciu, che pretende di essere ammesso in Sistina nonostante il Papa, nel settembre 2020, lo avesse privato dei “diritti connessi al cardinalato”, tra cui appunto scegliere il successore di Pietro.
Per risolvere la questione, che rischia di condizionare pesantemente l’elezione, è stato proposto in Congregazione di istituire un’apposita commissione, formata da cinque porpore compreso lo stesso Becciu. Da vedere, quindi, se la cosa andrà avanti ancora qualche giorno e se si riuscirà a trovare un accordo risolutivo.
Intanto cresce l’attesa per chi potrebbe essere il successore di Francesco, con una composizione dei 135 cardinali elettori - quindi con meno di 80 anni - che sembra pendere in favore della corrente più progressista, se si considera che i cardinali nonimati da Papa Bergoglio sono 107, 23 da Benedetto XVI e 5 da Giovanni Paolo II.
Secondo l’arcivescovo di Colonia, Rainer Maria Woelki, il Conclave sarà lungo, di opinione opposta Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga che si è invece spinto a pronosticare un Conclave breve.
Le due opinioni, altrettanto autorevoli, sono rappresentanti di un episcopato cruciale e allo stesso tempo considerato “progressista” come quello tedesco, di cui Marx è stato anche presidente, e favorevole a molte radicali innovazioni dottrinali e organizzative, tra cui la sinodalità. Marx ha sottolineato la necessità che il nuovo Papa sia comunicativo e che metta “al centro la credibilità del Vangelo”. In altre parole, una sorta di continuatore del Papa scomparso.
“In questi giorni si è potuto vedere il sentimento del popolo di Dio - ha aggiunto Marx -. I cardinali non possono ignorare questo sentimento. Il nuovo Papa deve aver chiara l’importanza del Vangelo in tutto il mondo. Deve avere una visione universale”. Sembrerebbe quasi che Reinhard Marx abbia descritto Luis Antonio Gokim Tagle, il grande favorito della fazione progressista che guarda alle comunità in crescita dell’Asia, anche grazie alla sua capacità di coniugare una spiccata dote comunicativa a una visione appunto “globale” della Chiesa.
L’arcivescovo Marx, che era stretto collaboratore di Francesco come membro del Collegio dei cardinali e coordinatore del Consiglio per l’Economia è uno dei tre cardinali tedeschi che voteranno nella Sistina, oltre al già citato Woelki e a Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito del Dicastero per la Dottrina della Fede e tra i più esposti critici del Pontefice defunto, silurato nel 2017 con una figura più in sintonia col Papa argentino. Müller ha detto che con la morte di Bergoglio si è chiusa una fase per la storia della Chiesa e che su diversi temi - omosessualità, sacerdozio femminile e celibato – c’è stata ambiguità, augurandosi che il Conclave non elegga un “Papa eretico”.
Quel che è certo è che sarà difficile che cardinali raggruppati per nazionalità votino compatti per uno stesso candidato, a conferma del fatto che non è la comune origine a rendere un sottogruppo più influente di un altro, e neanche una supposta appartenenza alle cosiddette “correnti” progressista e conservatrice; quanto l’emergere durante le congregazioni generali di una figura che raccolga consenso intorno a sé e che ispiri una strada tracciata, una visione onnicomprensiva della Chiesa, che stia al passo con i tempi e che sappia affrontare le sfide della modernità.
Una volta chiusi all’interno della Cappella Sistina, inizia la votazione: il nome del prescelto viene indicato su una scheda che viene poi piegata inserita dentro l’urna.
Conclusa la sessione di voto, i primi due scrutatori aprono e leggono in silenzio il nome scritto sulla scheda, mentre il terzo pronuncia il nome: a quel punto, alla fine, le schede vengono forate, legate insieme, e quindi bruciate all’interno della stufa. Se nessuno raggiungerà i due terzi di voti, verrà aggiunta alle schede da bruciare una miscela di perclorato di potassio, antracene e zolfo, che colorerà il fumo di nero: nulla di materiale può rimanere sull’elezione del nuovo Santo Padre.
Ogni giorno ci saranno due fumate: una alla fine della mattina intorno alle 12 e l’altra alle 19, a meno che non si trovi un accordo. Nel caso in cui un candidato riceva i 2/3 dei voti, il decano si rivolgerà a lui chiedendogli se accetta o meno l’incarico e quale sarà il nome scelto. Solo a quel punto verranno bruciate le schede aggiungendo a carte e combustibile una miscela clorato di potassio, lattosio e colofonia che annuncerà, con il colore bianco e dal comignolo della Cappella Sistina, l’elezione del nuovo Papa.
Dopo la 33esima o 34esima votazione si passa direttamente, e obbligatoriamente, al ballottaggio fra i due cardinali che avranno ricevuto il maggior numero di voti nell’ultimo scrutinio. Anche in questo caso, però, sarà sempre necessaria una maggioranza dei due terzi.
I due cardinali rimasti in lizza, inoltre, non potranno partecipare attivamente al voto. Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l’elezione del Pontefice è canonicamente valida.