BERLINO - In una Berlino blindata, la sede della Cancelleria federale è diventata il baricentro della diplomazia mondiale. Il cancelliere Friedrich Merz ha ospitato i principali leader europei per definire una strategia comune sul conflitto russo-ucraino. L’obiettivo, confermato da fonti italiane, è consolidare la coesione tra Europa, Ucraina e Stati Uniti, accelerando il processo negoziale avviato con la mediazione di Washington. 

“Mi aspetto passi avanti”, ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al suo arrivo, accolta da Merz nel cortile della Bundeskanzleramt. Al vertice hanno partecipato anche gli inviati statunitensi Steve Witkoff e Jared Kushner, quest’ultimo apparso molto ottimista sui “significativi progressi” compiuti nei colloqui con il presidente Volodymyr Zelensky. 

Il cuore del vertice è racchiuso nella dichiarazione congiunta firmata da Meloni, Merz, Macron, Tusk e dai vertici Ue, von der Leyen e Costa. Il documento accoglie con favore gli sforzi della nuova amministrazione Usa, concordando con il presidente Trump sulla necessità di una pace duratura che preservi la sovranità di Kiev. 

Inoltre, nel testo, viene annunciata la creazione di una “forza multinazionale per l’Ucraina” a guida europea, sostenuta dagli Stati Uniti. Questa missione opererà anche all’interno del territorio ucraino per proteggere i cieli, rigenerare le forze locali e garantire la sicurezza marittima. 

Infine, l’accordo prevede anche il sostegno a un esercito ucraino di 800.000 unità in tempo di pace, per scoraggiare future aggressioni russe. 

Per garantire la tenuta di un’eventuale tregua, i leader intendono istituire un meccanismo di monitoraggio guidato dagli Stati Uniti con partecipazione internazionale. Il punto più ambizioso riguarda l’impegno, subordinato alle procedure nazionali, ad adottare misure — anche attraverso l’uso della forza — per ristabilire la sicurezza in caso di un nuovo attacco armato contro l’Ucraina. 

Un ampio spazio è stato dedicato anche alla ripresa economica del Paese. I leader hanno ribadito che i circa 210 miliardi di euro di beni sovrani russi immobilizzati nell Ue restano un punto chiave. 

L’Italia, insieme a Belgio, Malta e Bulgaria, ha espresso un assenso condizionato al loro utilizzo: pur accettando il principio del congelamento, il governo Meloni invita alla cautela sull’uso diretto dei fondi come garanzia per i prestiti, richiedendo alla Commissione Ue un’analisi approfondita dei rischi giuridici e finanziari. 

Nonostante l’ottimismo, restano nodi complessi da sciogliere. Da una parte ci sono ancora forti divergenze territoriali: Lo stesso Zelensky ha ammesso che tra Kiev e Washington persistono “posizioni differenti” sulle possibili concessioni territoriali necessarie per chiudere il conflitto. 

L’altro punto sono le elezioni in Ucraina. I leader europei hanno ribadito il loro appoggio a Zelensky qualora decidesse di consultare il popolo attraverso nuove elezioni per legittimare il percorso di pace. 

La dichiarazione si chiude con un appello diretto al Cremlino: “È ora compito della Russia dimostrare la propria volontà di lavorare verso una pace duratura accettando il piano di pace del presidente Trump”. 

Dal canto suo, Donald Trump ha commentato positivamente l’esito degli incontri berlinesi: “Siamo più vicini che mai alla fine della guerra”. La palla, ora, passa ufficialmente nelle mani di Vladimir Putin.