ANKARA - I leader di Turchia, Russia e Iran, riuniti per il loro quinto vertice trilaterale ad Ankara, hanno concordato sulla necessità di provare ad allentare la tensione nella regione di Idlib nella parte nord-occidentale della Siria, anche se sembrano persistere ancora molte linee di divergenza soprattutto nella gestione delle minacce dell’Isis.
Il vertice puntava a trovare, finalmente un accordo per una tregua duratura sul campo di battaglia siriano, dove da ormai otto anni è in corso un drammatico conflitto.
La necessità, soprattutto dal punto di vista di Erdogan, è cercare di limitare quanto più possibile il massiccio afflusso di rifugiati proprio dall’area di Idlib dove, nonostante le continue richieste di cessate il fuoco, continua incessantemente l’attacco delle forze del regime di Assad.
“Siamo in un periodo in cui dobbiamo assumerci più responsabilità per la pace in Siria, e noi [tre Paesi] dobbiamo avere più peso”, ha detto il leader turco Tayyip Erdogan, aggiungendo che tutti e tre i leader erano d’accordo sul fatto che fosse necessaria una soluzione politica per porre fine alla crisi in Siria.
Il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo iraniano Hassan Rouhani hanno sostenuto il presidente siriano Bashar al-Assad contro i ribelli. Erdogan, insieme agli Stati Uniti e agli alleati europei e arabi, ha sostenuto diverse fazioni ribelli.
Dopo il vertice di lunedì scorso, i tre leader hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si sono detti allarmati per il rischio di un ulteriore deterioramento della situazione umanitaria dentro e intorno a Idlib e hanno concordato di adottare “misure concrete” per fermare le violazioni degli accordi precedentemente negoziati.
Nella dichiarazione congiunta nessun riferimento agli attacchi contro gli impianti petroliferi in Arabia Saudita ma è stato il presidente iraniano a parlarne nel corso della conferenza stampa: “Gli yemeniti stanno esercitando un legittimo diritto alla difesa”.