BRUXELLES - Si è concluso intorno alle 4 del mattino un Consiglio Europeo tra i più lunghi e complessi del 2025. Un vertice che ha segnato un punto di svolta politico: la linea dell’Italia è passata, portando all’accantonamento temporaneo del rischioso prestito basato sugli asset russi e al rinvio del controverso accordo commerciale con il Mercosur.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha celebrato l’esito come il trionfo del “buon senso”, dichiarandosi “pienamente soddisfatta” per aver protetto la solidità giuridica dell’Unione e gli interessi degli agricoltori italiani.
L’obiettivo prioritario era garantire la sopravvivenza finanziaria di Kiev per il biennio 2026-2027. Dopo ore di stallo tra le opzioni presentate dalla Commissione, i leader hanno raggiunto un’intesa su un prestito di 90 miliardi di euro.
A differenza della proposta iniziale, i fondi non arriveranno dall’uso immediato degli attivi russi, ma da prestiti contratti dall’Ue sui mercati dei capitali, sostenuti dal “margine di bilancio” (la differenza tra il tetto massimo di spesa e quanto effettivamente speso). Una soluzione che Meloni ha definito “sostenibile sul piano giuridico e finanziario”.
Per sbloccare l’unanimità ed evitare il veto, è stato attivato lo strumento della “cooperazione rafforzata” (Articolo 20 TUE). Questo meccanismo permette a 24 Stati membri di procedere, garantendo che qualsiasi mobilitazione del bilancio Ue non abbia impatto sugli obblighi finanziari di Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, che non saranno tenuti a contribuire alle garanzie.
Sebbene la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il cancelliere tedesco Friedrich Merz avessero spinto per una soluzione più aggressiva sugli attivi russi, ne escono politicamente ridimensionati. I 210 miliardi di euro di beni russi rimarranno immobilizzati (con misure di emergenza basate sull’Articolo 122 TFUE per renderne il blocco più duraturo), ma verranno toccati solo se Mosca si rifiuterà di pagare le riparazioni a guerra finita.
Il premier belga, Bart De Wever, ha espresso sollievo per la tenuta legale di Euroclear: “Ha vinto l’Ucraina e ha vinto l’Europa. Abbiamo garantito la stabilità finanziaria”. De Wever ha inoltre riconosciuto che il peso dell’Italia è stato decisivo per spostare l’asse del negoziato. Tuttavia, il lavoro tecnico non si ferma: il Consiglio ha invitato il Parlamento Europeo a continuare a studiare la fattibilità di un futuro “prestito di riparazione” basato sui flussi di cassa russi.
L’altro grande successo rivendicato da Roma riguarda l’accordo Ue-Mercosur. La firma, che sembrava imminente, è stata ufficialmente slittata a gennaio. “Questo ci offre altre settimane per cercare di dare le risposte richieste dai nostri agricoltori”, ha spiegato Meloni, sottolineando la necessità di clausole di salvaguardia per i prodotti agroalimentari europei.
Il rinvio è stato propiziato da una telefonata diretta tra Meloni e il presidente brasiliano Lula da Silva, che ha permesso di chiarire la natura tecnica dello slittamento, rassicurando i partner sudamericani. Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha smorzato le tensioni con ironia: “Il mondo non verrà danneggiato da un’attesa di altre tre settimane, dopo i 26 anni di negoziati già passati”.
Al termine del summit, Meloni ha sottolineato come l’esito rispecchi il mandato ricevuto dal Parlamento italiano: “Ho portato le posizioni alle quali ero vincolata dalla risoluzione parlamentare. Abbiamo garantito le risorse necessarie all’Ucraina, ma lo abbiamo fatto con una base solida che non espone l’Unione a rischi sistemici”. Il Consiglio Europeo tornerà comunque a monitorare la situazione tecnica già nella prossima riunione.