Dopo il riconoscimento, la Croce papale, ricevuto da Giuseppina Romeo, Pina, per chi la conosce, padre Adriano Pittarello che ben conosce le cose di Chiesa e la stessa Pina, ha voluto inviare un suo intervento per rispondere alle diverse domande che molti fedeli gli hanno rivolto dopo aver letto la notizia.
Di seguito pubblichiamo integralmente la sua lettera a questo giornale.
“Più di un mese fa La Fiamma ha dato notizia che Pina ha ricevuto, come riconoscimento della sua attività nella comunità italiana e parrocchiale, la Medaglia del Papa. Un riconoscimento di grande prestigio.
Diverse persone mi hanno chiesto: che cos’è la Medaglia del Papa, e, ancora più incuriositi, come fa il papa a conoscere Pina?
Tutte e due le domande non mi hanno fatto meraviglia. Non ci si può aspettare che tutti conoscano tutte le cose di Chiesa e non è che il nome di Giuseppina Romeo sia noto a tutti nella comunità italiana. Non è stata mai coinvolta in comitati di associazioni paesane o regionali e tanto meno di club italiani. Ma chi la conosce apprezza altamente quanto ha fatto e continua a fare nella comunità, specialmente nell’organizzare e dirigere gruppi di anziani. Giuseppina è sempre stata schiva che il suo impegno sociale venisse riconosciuto pubblicamente. Per lei essere nominata e ringraziata pubblicamente è sempre imbarazzante. Si sente a suo agio solo quando lavora nascostamente e viene, per così dire, ignorata. Forse proprio per questo, l’ammirazione di chi la conosce è grande.
Non è di natura del bene fare rumore. Ma non può rimanere sempre nascosto. Il bene è un po’ come il profumo. Non si vede, ma lo si odora. O come la luce. Basta un foro perché esca dal buio.
L’attività di Pina è stata riconosciuta dall’arcivescovo di Sydney e dal Vaticano. Come mai?
Una delle iniziative dell’arcivescovo di Sydney, Anthony Fisher, è stata quella di riconoscere pubblicamente l’attività di laici cattolici che si distinguono per servizi, iniziative e attività a favore della loro parrocchia o della comunità in genere, istituendo la Dempsey Medal.
James Dempsey era un irlandese cattolico che fu trasportato come galeotto in Australia nel 1802 per aver partecipato alla ribellione Vinegar Hill in Co. Wexford. Era uno scalpellino. In Australia divenne capomastro e sovrintende della costruzione del primo ponte sul Tank Stream, delle caserme militari, del Rum Hospital e della prima cattedrale di Sydney.Era un terziario carmelitano. Quando Padre. Flynn è stato fatto ritornare in Inghilterra perché persona non gradita in Australia, lasciò l’Eucarestia in consegna a James Dempsey, che la ha conservata in casa sua. Per quasi dieci anni i cattolici si radunavano nella sua casa per dire il rosario e alla domenica per la recita dei vesperi. La medaglia in suo nome vuole riconoscere i meriti di questo galeotto nel riunire i cattolici attorno all’Eucarestia, conservando così e rafforzando la loro fede in assenza di un sacerdote.
La domanda di nomina per l’assegnazione della medaglia viene sottoposta all’arcivescovo.
Conoscendo da anni Giuseppina Romeo, ho creduto opportuno di segnalarla all’arcivescovo, perché la sua nascosta ma costante opera di bene venisse riconosciuta con la medaglia Dempsey, elencando le attività che Giuseppina da decenni ha fatto per i gruppi di anziani e nella Federazione Cattolica Italiana di Earlwood; e che, quando è stato difficile trovare chi accettasse l’incarico di presidente, sotto non poca pressione si è assunta anche questa responsabilità, che continua a portare avanti con grande impegno. Questo le ha permesso di coinvolgere sempre di più la comunità italiana nelle attività parrocchiali.
Un paio un paio di mesi dopo aver inoltrato la domanda sono stato contattato dal cancelliere della diocesi. che mi informava che il comitato della Dempsey Medal era del parere che Giuseppina Romeo meritasse di più della medaglia Dempsey e che perciò aveva creduto opportuno di raccomandare all’arcivescovo di inoltrare al Vaticano la richiesta che Giuseppina venisse onorata della medaglia Pro Ecclesia et Pontifice. E questo, ovviamente, avrebbe richiesto più tempo.
La Croce pro Ecclesia et Pontifice fu istituita da papa Leone XIII nel 1888 per commemorare il suo giubileo sacerdotale d’oro. Oggi viene assegnata sia ai laici che al clero per servizi distinti alla Chiesa. La medaglia sul dritto rappresenta i santi apostoli Pietro e Paolo. Sui bracci della croce c’è la scritta Pro Ecclesia et Pontifice. Sopra il braccio superiore della croce c’è lo stemma del pontefice regnante e sulle punte degli altri bracci vi sono piccole croci greche. Il rovescio raffigura una croce greca. Il premio viene assegnato per incoraggiare i fedeli a impegnarsi in azioni o progetti di bene nella Chiesa e nella società e, come sottolineato da Papa San Pio X, “per stimolare gli altri a seguire il loro ottimo esempio”.
La Croce Pro Ecclesia et Pontifice è stata assegnata a diverse persone note per l’apporto dato nel campo specifico della loro attività, e che allo stesso tempo hanno trovato modo e tempo di fare del bene al di là dei loro impegni professionali, come Madre Angelica, fondatrice della stazione televisiva cattolica EWTN; la regina Elisabetta del Belgio; il matematico e fisico britannico E.T. Whittaker; il generale Anthony Zinni, ex inviato speciale degli Stati Uniti in Israele e l’autorità palestinese; Mary Daly, scrittrice australiana e fondatrice della Catholic Welfare Organisation; Mary Kate Barlow, filantropa che si è distinta per attività in difesa delle donne e che ha presieduto alla Conferenza delle Donne al Congresso Eucaristico Internazionale del 1928 a Sydney.
Ma nella lista si trovano soprattutto nomi di uomini e donne semplici, senza titoli di studi e spesso non conosciuti al di là del luogo dove vivevano e della gente ai cui hanno fatto del bene, ma che si sono distinti per servizi fatti nella loro parrocchia o comunità. Ora alla numerosa lista di queste persone si è aggiunto anche il nome di Giuseppina Romeo, donna umile a semplice, che ha dedicato la vita a fare del bene a gente umile e semplice come lei.
La cerimonia della consegna della medaglia si è svolta nella sala del Capitolo al lato orientale della cattedrale venerdì 1 aprile scorso. A consegnarla è stato il vescovo ausiliare monsignor Richard Umbers, in rappresentanza dell’arcivescovo di Sydney, Anthony Fisher.
Oltre che a Giuseppina, la medaglia papale è stata consegnata ad altre tre persone meritevoli: Joanne Russell per il lavoro svolto nella parrocchia di Clovelly a favore dei migranti, John Bernard Flynn per il lavoro svolto per anni nell’amministrazione del Catholic Development Fund, e James Alfred Yeo per quanto ha fatto nella società di San Vincenzo De’ Paoli.
Nel breve discorso di accettazione Giuseppina ha fatto presente che la sua attività nella comunità a favore dei gruppi di anziani è stata ispirata da Marietta Bellini (morta nel 1992) ed è una continuazione di quella svolta da Marietta, che, nonostante le sue limitate condizioni fisiche, si è dedicata con amore al bene degli altri e certamente sarebbe stata anch’essa meritevole della medaglia Pro Ecclesia et Pontifice”.
Padre Adriano Pittarello CS