BRUXELLES - Le nuove misure restrittive sono state adottate con la loro pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, venerdì mattina.
Il presidente Lukashenko e gli altri 14 rappresentanti del regime bielorusso sono stati iscritti nella lista nera dell’Ue che prevede il divieto dei viaggi ed il congelamento dei beni nel territorio comunitario. Secondo il sito specializzato EU-Observer, la famiglia Lukashenko ha interessi in due società immobiliari a Cipro.
L’insieme di sanzioni comporta il congelamento dei conti bancari e la confisca dei beni della persona fisica o giuridica sanzionata, oltre al congelamento dei beni di tutte le società società da essa controllate.
Il figlio di Alexander Lukashenko, Viktor, è il suo consigliere per la sicurezza e, come tale, è considerato uno dei responsabili della repressione in questo paese.
Il responsabile delle comunicazioni del presidente, Natalia Esmont, il suo capo del personale, Igor Sergeenko, il capo del KGB Ivan Tertel e il capo delle unità speciali dell’Alfa Sergei Zubvok sono tra i 13 dipendenti sanzionati. Alla riunione dello scorso 12 ottobre, i ministri degli Esteri dell’Unione avevano approvato conclusioni in cui si afferma che “le elezioni presidenziali del 9 agosto non sono state né libere né eque e che Lukashenko non ha legittimazione democratica”.
I capi delle diplomazie hanno inoltre “sottolineato il diritto democratico dei bielorussi ad eleggere il loro presidente attraverso nuove elezioni libere e giuste, senza interferenze dall’esterno”, e “condannato con forza la violenza” impiegata dalle autorità nella repressione dei manifestanti pacifici.
Nel frattempo, a Minsk la polizia antisommossa ha sparato colpi di avvertimento in aria, ha usato granate assordanti e ha effettuato arresti per scoraggiare decine di migliaia di bielorussi che domenica hanno marciato nella capitale per chiedere le dimissioni di Lukashenko.
Un testimone ha detto alla Reuters che la polizia antisommossa ha usato la forza per disperdere i manifestanti che avevano raggiunto Kurapaty, un luogo commemorativo alla periferia di Minsk per le vittime delle esecuzioni da parte della polizia segreta sovietica. Enormi manifestazioni si sono succedute a Minsk ormai per 12 settimane consecutive, a partire dall’indomani della controversa elezione che ha visto la riconferma del presidente al potere da oltre 26 anni.