Imprenditore di successo, Bruce Peterson ha cominciato la sua carriera professionale come insegnante di educazione fisica, esperienza che gli ha lasciato un segno profondo, tanto che si definisce ancora un “educatore”. Questa sua vocazione, sommata all’interesse per l’arte, l’hanno portato a fondare la Grande Experiences, un’azienda pioniera nelle esposizioni immersive, mostre che vogliono portare il visitatore a usare tutti i sensi, grazie a proiezioni su enormi pannelli, musica, ma anche oggetti da esplorare.

La storia dell’azienda è cominciata nel 2006, quando si è trasferito per un anno in Italia con la famiglia e ha cominciato a costruire una rete di relazioni per un progetto ben specifico che gli girava in testa: una mostra su Leonardo da Vinci. “Sono state fatte tante mostre su Leonardo, ma sempre specifiche, nessuna che raccontasse la sua vita e il suo lavoro in maniera comprensiva. A me poi interessava in particolare far arrivare al grande pubblico l’uomo, non solo l’artista”. Un interesse che l’ha spinto perfino ad acquisire un intero museo dedicato al genio fiorentino in Piazza del Popolo, nel cuore di Roma. 

Peterson spiega che, inizialmente, il progetto era condiviso con un gruppo di artigiani italiani, ma qualche tempo dopo, Grande Experiences ha acquisito la loro parte diventando unico proprietario. Gli artigiani in questione sono gli stessi che hanno collaborato con lui per dare vita ai disegni di Leonardo, costruendo alcuni di quei macchinari che l’artista aveva messo su carta, visibili anche nell’esposizione inaugurata a metà marzo a The Lume di Melbourne. Perché Peterson non solo ha portato una mostra immersiva di Leonardo in diversi continenti, ma ha nel frattempo aperto uno spazio espositivo a Melbourne, la sua città, per avvicinare anche gli australiani all’arte. Il suo non è stato un percorso tutto in discesa: il progetto di mostra multimediale, inaugurato nel 2011, non è stato inizialmente accolto di buon grado da chi era abituato a vivere l’arte come un’esperienza elitaria, dedicata solo a un pubblico già interessato all’argomento. “Per me è importante avvicinare tutti all’arte, perché migliora la vita”, sostiene Peterson, che da outsider ha avuto negli anni la soddisfazione di far capire e condividere la sua visione con chi prima si diceva poco convinto. 

“Le gallerie d’arte e i musei possono intimorire i visitatori, ma siamo nel 2024, quindi non si tratta più di stare in piedi davanti a un quadro e osservarlo in silenzio da lontano. Usando la tecnologia in maniera intelligente significa che è ora possibile vivere l’arte in maniera esperienziale e più inclusiva, quindi più profonda, immersiva e multisensoriale”, continua Peterson che sottolinea l’importanza di “rispettare l’arte e l’artista quando si traducono le opere su schermo”. “Noi siamo molto attenti a replicare i colori in maniera quanto più fedele possibile, ad esempio”, aggiunge.

L’imprenditore sente una forte connessione con l’arte e la cultura italiana, relazione che ha contribuito al suo successo: “Se hai la volontà e la passione necessarie, puoi fare grandi cose. Ho imparato che, se lavori duro, se hai delle buone idee e se sei in grado di realizzarle nel giusto modo, allora puoi arrivare al traguardo che ti sei prefissato”. 

E Peterson quel traguardo l’ha senz’altro tagliato, portando alle sue mostre 23 milioni di visitatori in oltre 180 città nel mondo.