WASHINGTON - A maggio, la notizia che lo Stato del Montana, negli Stati Uniti, intendeva bandire completamente TikTok, la piattaforma cinese di condivisione video, aveva fatto rapidamente il giro del mondo alimentando lo spinoso dibattito in corso sui metodi scarsamente trasparenti utilizzati dal social network per la gestione dei dati sensibili. 

Il procuratore generale del Montana, Austin Knudsen ha però cantato troppo presto vittoria presentando questo primo divieto imposto per legge, come "un passo fondamentale per garantire la protezione della privacy degli abitanti" dello Stato. 

Il giudice distrettuale Donald Molloy, chiamato da alcuni influencer e da ByteDance (la proprietà cinese del social) a pronunciarsi sul bando deciso dalle autorità statali, oggi ha dato il primo significativo 'stop' al provvedimento giudicandolo evidentemente incostituzionale. In base ai diritti sanciti dalla Costituzione, infatti, il divieto in questione non solo viola i diritti di libera espressione degli utenti, ma "travalica la competenza statale" è perciò "viola la Costituzione in più di un modo". 

Molloy ha quindi emesso un’ingiunzione preliminare per impedire il divieto di utilizzo del social cinese, ma la battaglia tra lo Stato del Montana, gli influencer e l'azienda ByteDance - a quanto pare - non si esaurirà in una battuta. Un portavoce dell’ufficio del procuratore generale Austin Knudsen ha già ribattuto che le autorità statali valuteranno i prossimi passi da fare per portare avanti una legge "buona", a tutela degli abitanti e della loro privacy. 

Il progetto di legge per vietare completamente TikTok prevedeva, tra l'altro, sanzioni ingenti per gli app store di Google e Apple che continuavano a rendere disponibile TikTok. In generale, la legge conteneva disposizioni molto più stringenti rispetto ai divieti già in vigore (ma solo sugli smartphone di lavoro) per i dipendenti del Congresso Usa, della Casa Bianca e dai servizi militari e di varie amministrazioni statali degli Usa. Divieti che sono stati introdotti, sempre nelle burocrazie e a livello di utilizzo dell'App in orario lavorativo, anche nell'Ue, in Gran Bretagna e in molti altri Paesi europei e del mondo. 

TikTok resta quindi nel mirino di diverse autorità nazionali a dispetto delle rassicurazioni della cinese ByteDance: a preoccupare è il sospetto che Pechino possa avere accesso (ed eventualmente utilizzare) l'immenso stock di informazioni sensibili che vengono condivise scaricando l'App, specie se lo si fa da un cellulare di servizio.