ROMA - La seduta della Commissione di Vigilanza Rai convocata per giovedì 8 maggio per il voto che dovrebbe esprimere parere vincolante sul presidente in pectore della società, ovvero Simona Agnes, si avvia ad essere l’ottava “fumata nera”.
A quanto si apprende, infatti, a alazzo San Macuto andrà in scena quello che ormai da molti mesi è un copione rappresentativo del “muro contro muro” tra maggioranza e opposizione, che rende impossibile trovare una quadra sull’indicazione del nome a cui affidare la presidenza della società.
Complici anche i numerosi stop – dovuti al lutto nazionale per la morte di Papa Francesco, alla Festa della Liberazione e al Primo Maggio – non sembra che in queste settimane ci sia stata un’apertura di dialogo e, tra le fila della maggioranza, il clima che si registra è quello di chi non intende spostarsi dalle proprie posizioni.
“Perché, giovedì c’è la Vigilanza?”, risponde eloquentemente ai giornalisti Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori di Forza Italia e membro della commissione di Vigilanza Rai.
Anche nelle file di Fratelli d’Italia non sembrano esserci state aperture sul tema. E la Lega, che attualmente ha l’interim della presidenza del Cda con il consigliere più anziano, Antonio Marano, è legata da un “vincolo di maggioranza” che la pone in una situazione di attesa.
Tra le file della minoranza si parla invece di “perplessità e sgomento” perché, come ragionano fonti interne, “di solito l’Aventino lo fanno le opposizioni, mentre qui lo sta facendo la maggioranza per bloccare una commissione che garantisce l’opposizione”.
Secondo quanto si apprende, se dovesse ripetersi il nulla di fatto delle ultime sette votazioni, la presidente della Vigilanza Barbara Floridia, del M5s, potrebbe coinvolgere, come prospettato più volte nei mesi scorsi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
L’idea è quella di puntare quindi sulla capacità di persuasione del capo dello Stato, per cercare di facilitare uno sblocco della situazione in nome della necessità di riprendere l’attività della Commissione bicamerale.