HAITÌ - Da ieri pomeriggio,11 novembre, il principale aeroporto di Haiti è stato chiuso a causa di un'escalation di violenza, che ha raggiunto il suo culmine quando il volo 951 di Spirit Airlines, proveniente da Fort Lauderdale (Florida, USA), è stato colpito da proiettili mentre tentava di atterrare. 

L'incidente all’aeroporto internazionale Toussaint Louverture di Port-au-Prince ha costretto l’aeromobile a deviare verso Santiago, nella Repubblica Dominicana, dove ha effettuato un atterraggio di emergenza senza gravi conseguenze.

L’ispezione successiva al volo ha confermato la presenza di danni coerenti con i colpi di arma da fuoco e una delle assistenti di volo è stata ferita lievemente da una pallottola.

Il mezzo è stato ritirato dal servizio e sia i passeggeri che l'equipaggio sono stati trasferiti su un altro aereo per il ritorno a Fort Lauderdale. Spirit Airlines aveva subito annunciato la sospensione temporanea dei suoi vettori verso Haiti, inclusi quelli diretti a Port-au-Prince e a Cap Haitien, per motivi di sicurezza. 

In ogni caso, l’incidente ha portato alla cancellazione dei voli e alla chiusura dell'aeroporto, mentre le forze di polizia, pesantemente armate, pattugliavano la zona e ispezionavano i veicoli di trasporto pubblico.  

Quello di Spirit Airlines non è stato l’unico aereo colpito da pallottole: un’ispezione più accurata ha rivelato che anche un aereo di JetBlue è stato mostrava danni per colpi da armi da fuoco. 

L’ambasciata degli Stati Uniti ha confermato che l’aeroporto principale di Port-au-Prince è stato chiuso a causa degli sforzi delle bande per ottenere il controllo della struttura. 

Le autorità haitiane hanno deciso di sospendere tutti i voli commerciali dopo l'attacco. Diversi aerei, tra cui quelli delle compagnie JetBlue Airways, Air Caraibes e Amerijet Cargo, sono stati costretti a fare retromarcia o deviare verso altri aeroporti. 

A causa della situazione estremamente precaria, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha rinnovato il suo avviso di viaggio per Haiti, suggerendo ai cittadini americani di non recarsi nel Paese. L’allerta sottolinea che le bande criminali stanno intensificando i loro attacchi, non solo contro obiettivi civili, ma anche contro infrastrutture cruciali come l’aeroporto e le strade principali, rendendo estremamente pericoloso il soggiorno in alcune aree.  

Da marzo di quest’anno, ricorrono intensi scontri tra la polizia e le bande armate della coalizione Vivre Ensemble (Vivere Insieme), che si sono affrontate nuovamente questo lunedì, a poche ore dalla cerimonia di insediamento del nuovo primo ministro di Haiti, Alix Didier Fils-Aimé, designato dal Consiglio Presidenziale Provvisorio, che averva destituito l’ex primo ministro Garry Conille. 

La polizia, pesantemente armata, ha cercato di proteggersi dietro muri, mentre i civili fuggivano dalle violenze. In alcuni quartieri più ricchi, le bande hanno appiccato incendi a numerose abitazioni. 

La violenza ha paralizzato gran parte della capitale, Port-au-Prince. Le scuole, le banche e gli uffici governativi sono rimasti chiusi, e le strade erano deserte, con pochi veicoli in circolazione.  

In questo clima bellico e di caos non è possibile per le persone svolgere le proprie attività quotidiane necessarie per la sopravvivenza, quanto meno quelle commerciali per poter sostenere le proprie famiglie. 

Fils-Aimé ha promesso di lavorare con la comunità internazionale per ristabilire la pace e organizzare le tanto attese elezioni, ma molti haitiani sono scettici.  

Le bande, che controllano circa l'85% della capitale, continuano a mantenere il loro predominio, nonostante gli sforzi della comunità internazionale e della missione ONU di fermare la violenza. 

La coalizione di bande armate Vivre Ensemble ha rifiutato le negoziazioni della comunità internazionale, accusata di voler controllare il Paese. I guerriglieri affermano che la loro coalizione sta “lanciando una battaglia per liberare Haitì dalle grinfie dei politici tradizionali e degli oligarchi corrotti”. 

La situazione rimane critica, con una crescente instabilità nel Paese e per la gente dei quartieri popolari e gli abitanti locali il problema principale è la mancanza di sicurezza per la sopravvivenza quotidiana, piuttosto che le lotte politiche.  

Nonostante l’intervento internazionale guidato dal Kenya con il sostegno delle Nazioni Unite, attraverso una missione di supporto alla sicurezza, la violenza in Haiti è in aumento. La Binuh (Ufficio Integrato delle Nazioni Unite in Haiti) ha riferito che, tra luglio e settembre, sono morte negli scontri 1.223 persone e 522 sono rimaste ferite, portando il totale delle vittime nel 2023 a circa 8.000.