Fare ciò dà un certo senso di controllo sulla realtà che lo circonda, cosa molto benefica per la psiche perché l’ignoto, anche se in qualche modo affascina, spesso spaventa perché non è affatto controllabile.

Tra le tante notizie che leggo ogni giorno, devo ammettere che quelle che più mi entusiasmano e attraggono la mia attenzione sono quelle che riguardano la ricerca della vita extraterrestre.

Quando ci penso immagino che, come succede sulla nostra Terra, ci possono essere forme più o meno primitive, e più o meno intelligenti, anche al di fuori dal nostro mondo.

Allora mi chiedo, cosa succederà a noi esseri umani quando scopriremo la vita extraterrestre?

Ho avuto un piccolissima idea poco tempo fa, quando il famoso telescopio James Webb ha scoperto la presenza di luci artificiali sull’esopianeta Proxima Centauri B. Quello che mi ha sorpreso è stata la mia reazione psicologica a questa notizia (vera o falsa che sia). Di colpo, ho immaginato un altro mondo molto simile al nostro (cerchiamo il conosciuto anche tra le cose che non conosciamo), con edifici straordinari, illuminazioni che provengono da sorgenti mai viste prima, veicoli che volano dappertutto, esseri viventi dalle forme e dalle dimensioni strane.

E allora, come reagiamo di fronte all’immagine di Dio che ha creato la Terra e gli uomini, e quindi l’universo? Se fosse vero, si potrebbe anche ipotizzare che Dio ha creato anche gli extraterrestri. E come a cosa pensiamo di fronte all’idea della creazione dell’uomo “a sua immagine e somiglianza”?

Quanta è limitata la mia mente e la mia conoscenza di fronte a una simile evenienza. Comincio a capire come mai la scoperta della vita extraterrestre possa essere la ‘madre’ di tutte le scoperte, in quanto rivoluzionerebbe ogni cosa, ogni aspetto della vita consolidato nei millenni: pensare che esistiamo solo noi in tutto l’universo e che, quando guardiamo lassù, stiamo assistendo a uno spettacolo simile a quello che osserviamo quando guardiamo le luci che danzano sulle onde del mare mentre noi stiamo seduti in riva.

Cosa dicono gli psicologi al riguardo?

C’è chi crede che potrebbero esserci reazioni diffuse di paranoia; c’è invece chi crede che, avvezzi come siamo diventati agli scoop giornalistici che mirano a colpire i nostri sensi, anche una tale notizia strabiliante verrà presto digerita e rigurgitata, in attesa della prossima.

Cosa penserei di fronte a una situazione del genere? Credo che assisteremo a qualcosa di molto simile alla passata rivoluzione copernicana, ma di dimensioni decisamente maggiori.

Credo che la paranoia, della quale molti miei colleghi ci ammoniscono, stia già avvenendo, secondo il sottoscritto. Non abbiamo più le stesse sicurezze che avevamo in passato, tutto viene messo in discussione e restiamo sempre in attesa. Aspettiamo con ansia di conoscere la nuova verità che forse verrà da lassù.