WASHINGTON - Donald Trump vince un round cruciale nella battaglia legale sullo ius soli negli Stati Uniti. La maggioranza conservatrice della Corte Suprema ha deciso di permettere al presidente di adottare misure per applicare il suo controverso ordine: il provvedimento di Trump punta a mettere fine al diritto alla cittadinanza per nascita, lo ius soli che è da centinaia di anni alla base della formazione stessa degli Stati Uniti. 

“Grande vittoria alla Corte Suprema degli Stati Uniti! - ha scritto il presidente sul social Truth - Anche la truffa dello ius soli è stata, indirettamente, colpita duramente. Deve riguardare i figli degli schiavi (lo stesso anno!), e non la truffa del nostro processo di immigrazione”. 

Con una sentenza passata con sei sì e con i tre no delle giudici liberal; infatti, non è stata riconosciuta l’autorità dei giudici di bloccare a livello nazionale l’ordine esecutivo firmato da Trump. Ma le sentenze emesse per bloccarla possono valere solo per i gruppi e individui che hanno presentato ricorso contro l’ordine, argomenta la maggioranza conservatrice della Corte. 

Pur non entrando nel merito della costituzionalità della decisione di Trump di negare ai figli di stranieri nati sul territorio americano la cittadinanza , come sancito dal 14mo emendamento, la sentenza della Corte rappresenta un’importantissima vittoria per Trump perché la limitazione dell’autorità dei giudici federali nel bloccare i suoi ordini potrà avere un’ampia applicazione. 

La sentenza permetterà quindi a Trump di applicare la fine dello ius soli in alcune parti del Paese, anche mentre continua il processo dei ricorsi legali contro la costituzionalità della misura. La decisione è contenuta in 119 pagine e mostra l’ennesima spaccatura fra i saggi, con i sei conservatori che hanno votato a favore e i tre liberal contrari.  

Nella decisione della maggioranza, la giudice Amy Coney Barrett, una dei tre giudici conservatori nominati da Trump durante il suo primo mandato, ha scritto: “Alcuni sostengono che l’ingiunzione universale fornisca alla magistratura un potente strumento per controllare il potere esecutivo. ma i tribunali federali non esercitano una supervisione generale sul potere esecutivo; risolvono casi e controversie in conformità con l’autorità del Congresso ha loro conferito. Quando un tribunale conclude che il potere esecutivo ha agito illecitamente, la risposta non è che il tribunale debba a sua volta eccedere i suoi”. 

Sonia Sotomayor, invece, ha espresso il suo dissenso dalla maggioranza dei colleghi: “Lo stato di diritto non è scontato in questo paese, né in altri. È un precetto della nostra democrazia che durerà solo se coloro che, in ogni ambito, saranno abbastanza coraggiosi, lotteranno per la sua sopravvivenza. Oggi la corte abdica al suo ruolo vitale in questo sforzo”. Con la sua decisione la Corte Suprema non è entrata nel merito della costituzionalità dello ius soli, limitandosi a esprimersi sul potere dei tribunali che hanno bloccato il divieto imposto da Trump. La sentenza è destinata ad avere un impatto ben più ampio rispetto allo ius soli ampliando di fatto il potere esecutivo.