Credevate che le drag queen fossero un’invenzione dei nostri tempi? Sbagliato. Lasciando da parte il teatro shakespeariano, dove i ruoli femminili erano interpretati da uomini perché alle donne non era permesso recitare, e tradizioni orientali molto lontane dalla nostra cultura (come il teatro kabuki giapponese), nell’Ottocento era molto in voga utilizzare baritoni o bassi en travesti per certi personaggi femminili delle opere buffe. È il caso di Viva la mamma! Le convenienze e inconvenienze teatrali di Gaetano Donizetti, una farsa che debuttò a Napoli nel 1827 (con libretto di Domenico Gilardoni in italiano e napoletano) e che, a distanza di quasi un secolo, continua a riscuotere molta simpatia da parte del pubblico, anche tra i non appassionati di melodramma che restano sorpresi dalla sua attualità.

Così è stato anche per questa produzione del Teatro Colón di Buenos Aires, rappresentata al teatro Coliseo, nell’ambito del ciclo Divina Italia, realizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura. Il pubblico ride, applaude, apprezza, esce di buon umore e continua a commentare per strada i momenti più divertenti dello spettacolo. La direzione musicale è di Javier Mas.

La storia è presto detta: una compagnia melodrammatica sta provando un’opera che deve essere rappresentata entro pochi giorni. Le “convenienze” del titolo sono le norme relative alla categoria dei cantanti nel melodramma: è proprio nell’assegnazione delle parti che si innescano le invidie, il divismo e le meschinità, anche (o soprattutto) in una compagnia di provincia di secondaria importanza. In questo sottobosco artistico, spiccano i personaggi della primadonna Daria Garbignati, spalleggiata dall’insopportabile marito Procolo, anche lui cantante lirico, e Guglielmo, un tenore di origine tedesca di cui nessuno sa bene il cognome. Improvvisamente irrompe in sala prove la temibile e gigantesca signora Agata (interpretata dal baritono Victor Torres), mamma della giovane e ambiziosa Luigia, che pretende per la figlia un maggiore rilievo nell’opera. In seguito a una serie di liti e defezioni, che mettono in evidenza il divismo e le meschinità donna si ritrova a cantare lei stessa, sbagliando i testi in modo esilarante. Alla fine, lo spettacolo viene annullato e i cantanti della compagnia, che non sanno come pagare i costi di produzione, scappano alla chetichella.

Particolarmente fresca la regia di Pablo Maritano, rispettosa dell’opera originale ma capace di interventi portatori di un umorismo più moderno, vagamente surreale, inseriti con tempismo perfetto per dare ritmo a tutta la messa in scena e offrire agli interpreti spazi recitativi e non solo canori. Martedì 30 maggio, alle 20, l’ultima replica, al Teatro Coliseo.