MONTEVIDEO - Martedì sera, nella sala Zavala Muniz del Teatro Solís, si è svolto un incontro con Vladimir Luxuria, attivista, attrice, cantante e prima deputata transgender in un paese europeo, tra il 2006 e il 2008, nell’ambito della Settimana della Memoria Transessuale, organizzata per commemorare le vittime dell'odio e del pregiudizio verso le persone trans.
L’incontro si è aperto con una presentazione degli eventi in programma per la Settimana, e con Josefina Gonzalez, attivista, che ha fatto un riassunto della situazione attuale della comunità trans in Uruguay, ricordando in particolare la lotta, gli sforzi e i percorsi che hanno portato alla ‘Ley Trans’, approvata nel 2019.
Luxuria ha quindi cominciato il suo intervento, raccontando della sua complicata infanzia come persona trans nella Puglia degli anni ‘70 e ‘80, quando “non è che non si parlava della questione, non esisteva proprio. Era come essere extraterrestri”.
Infatti, spiega la ex parlamentare, “non sono diventata transessuale al compimento dei miei 18 anni, lo ero da prima. Esiste una adolescenza transessuale, ed io la consapevolezza del mio genere è cominciata quando ho iniziato a camminare”.
Luxuria ha quindi raccontato del suo primo incontro con un’altra persona trans, Valeria, marcata da un destino tragico che ha molto segnato l’esperienza della attivista.
“Era una ragazza dolce, con il sogno dell’amore vero. Ma quando i genitori hanno scoperto che era trans è stata picchiata e cacciata di casa”, racconta Luxuria, che prosegue: “per guadagnare qualcosa si è dovuta prostituire, finché non ha conosciuto un ragazzo del quale si è innamorata. Purtroppo, quel ragazzo si drogava, e lei ha finito la sua vita con un buco nel braccio, dentro una macchina in una stazione abbandonata”.
“Non era solo un buco fisico, era il buco della solitudine, della disperazione e della mancanza di speranza nel futuro”, prosegue l’ex deputata, dichiarando che “la solitudine, in quegli anni, è stata un'assassina seriale”.
Luxuria sottolinea che “quando si parla di Memoria trans non parliamo solo delle persone trans uccise perché trans, ma anche di chi non è riuscito a realizzarsi in questa società così transfobica”.
L’attivista spiega che è stato proprio questo tragico evento ad averla spinta a iniziare con l’attivismo, e a dire “nessuno dovrà mai più soffrire per una condizione naturale”. Cominciò a organizzare eventi locali per comunità trans, per poi entrare nelle associazioni e nella militanza attiva, fino a contribuire all’organizzazione del primo Pride italiano, a Roma nel 1994.
“Mettevo la mia faccia in programmi televisivi e dibattiti, e sono diventata famosa, tanto che un partito di sinistra (Rifondazione Comunista - Sinistra Europea) mi ha chiesto di candidarmi al Parlamento”, prosegue Luxuria che racconta anche delle minacce e le aggressioni ricevute in quel periodo.
“Una mattina sul pavimento davanti a casa mia ho trovato una svastica con la scritta ‘Luxuria raus’ (Fuori, in tedesco), lettere con minacce di morte nella cassetta della posta e quando andavo a fare dibattiti trovavo militanti di estrema destra che mi lanciavano oggetti e insulti di ogni tipo”, dice Luxuria che tira anche una frecciatina: “Alcune di quelle persone oggi sono nella maggioranza di governo con la signora Meloni”.
“Quando sono stata eletta e sono andata al Parlamento per la prima volta avevo paura di dire la cosa sbagliata, o di fare una brutta figura, perché sentivo molto il peso della rappresentanza”, racconta l’ex parlamentare, che prosegue: “La prima volta che ho chiesto la parola tutti hanno taciuto, perché volevano ascoltare per poter criticare. Mi sentivo come la prima donna al Parlamento, che non dovevo essere come gli altri, uomini, ma migliore di loro. Per questo lavoravo moltissimo, senza sosta”.
Dopo l’esperienza al Parlamento, finita nel 2008 con la fine del governo Prodi II, Luxuria non ha più ricoperto ruoli istituzionali, pur non interrompendo mai la sua militanza e la sua lotta, “cercando sempre di comunicare con la platea più ampia possibile. Questa è la mia missione”, rivela.
L’attivista ha quindi concluso dichiarando che “il mondo non si divide tra persone trans, etero, gay o bisessuali, ma tra persone con un cuore e persone senza un cuore. Dobbiamo lottare per un mondo in cui le uniche categorie discriminate siano quelle degli omofobi e dei transfobici”.
L’evento si è poi concluso con un concerto di Mocchi e Susy Shock, due artiste transessuali uruguaiane.