La biografia della regista Vlasta Lah, la prima donna a dirigere film sonori in Argentina, contiene la storia degli sconvolgimenti politici e sociali che hanno attraversato la prima parte del ‘900 e, di riflesso, l’America Latina.

La dissoluzione dell’ordine mondiale basato sulla centralità dell’Europa, lo sgretolamento degli imperi e il rafforzamento del nazionalismo che porterà ai totalitarismi.

La difficile emancipazione delle donne, condannate a restare figlie, mogli, assistenti di un uomo anche quando lo superavano in talento e formazione.

La sua storia è raccontata in una biografia da poco uscita in Argentina, Por ser mujer (potremmo tradurre “in quanto donna”), di Candela Vey e Martín Miguel Pereira (Ediciones del Camino).

I due autori stanno anche lavorando a un documentario sulla figura di questa artista.

Anno e luogo di nascita di Vlasta Lah– il 1913 a Pola – non sono semplici dettagli. La città all’epoca faceva parte dell’Impero Austroungarico.

L’anno successivo, in seguito all’attentato di Sarajevo, sarebbe scoppiata la Prima Guerra Mondiale, al termine del quale Pola sarebbe passata all’Italia.

Il cognome di Vlasta (originariamente Lach) venne italianizzato in Lah.

La giovane si trasferì poi a Roma, lavorò como modella, studiò recitazione, poi decise di passare dall’altro lato della macchina da presa e si formò come regista.

Nel 1935 conobbe l’uomo che avrebbe sposato, pure lui regista. Si chiamava Catrano Catrani e lavorava per l’apparato della propaganda fascista, pur non avendo simpatie politiche per il partito, tanto che finì per restare senza lavoro.

Il padre, un militare che invece era sfegatato ammiratore di Mussolini, riuscì a trovargli dei contatti per trasferirsi in Argentina, anche perché la giovane Vlasta si trovava pure lei nel mirino del fascismo.

La coppia, con Vlasta incinta, salpò da Napoli e, arrivata in Argentina, andò a Bella Vista, nel conurbano di Buenos Aires.

Vlasta non era certo il tipo della “donna di casa”. Iniziò a lavorare nel cinema, ma nella produzione, sia con il marito, sia con altri registi.

Cercò altre professioniste donne per realizzare un cortometraggio tutto al femminile, oggi andato purtroppo perduto.

Nel 1943 viene promossa aiuto regista, accanto a cineasti all’epoca famosi, come Mario Soffici, Hugo del Carril e Homero Manzi (questi ultimi due furono anche acclamati compositori di tango).

In poco tempo divenne richiestissima, dato che la sua formazione – avvenuta in Italia – era superiore a quella dei colleghi maschi che affiancava.

La copertina del libro su Vlasta Lah uscito quest'anno.

Negli anni ’50 diresse la Scuola Superiore di Arte Cinematografica. Dopo il golpe del 1955 contro Perón, si limitò a realizzare pubblicità e cortometraggi, ma nel 1958 tornò al cinema in grande stile con il primo lungometraggio che la vede come regista.

Si tratta di Las furias, adattamento eseguito dalla stessa Lah di un’opera teatrale di successo. Astor Piazzolla era l’autore della colonna sonora.

Il film, malgrado un cast di attrici che erano le stelle del momento, fu un fiasco al botteghino.

Nel 1962 ci riprovò con Los modelos (le modelle), ricco di spunti autobiografici ma anche di messaggi femministi. Le cristiche furono positive, ma il film rimase nelle sale solo una settimana.

La carriera da “solista” di Vlasta finì. Da quel momento si limitò a collaborare con il marito (morto nel 1974) soprattutto nell’adattamento di opere italiane.

Las furias e Los modelos sono importanti non solo per le tematiche femministe trattate, ma perché sono i primi (e a lungo gli unici) film sonori diretti da una donna in Argentina.

Dopo il golpe del 1976, il figlio di Vlasta e Catrano, Victor, si rifugiò in Italia per motivi politici e la madre voleva raggiungerlo, ma morì nel 1978, mentre pianificava il viaggio.

Nel suo certificato di morte figura come “casalinga”.